Per mesi le strutture poliambulatoriali e distrettuali sul territorio sono rimaste chiuse al pubblico. Per poterle metterle in sicurezza dal punto di vista sanitario sono necessari diversi requisiti: idonei Dpi, distinti percorsi organizzativi tra pazienti Covid e non Covid come negli ospedali, entrata separata dall’uscita, aree filtro per la vestizione/svestizione del personale sanitario e per lo smaltimento dei Dpi usati in appositi contenitori, disinfezione dei locali adibiti ad attività diagnostiche dopo il loro utilizzo, etc...Senza queste misure il rischio è quello di «contagiare» la struttura, come è accaduto con i Ps in primavera, favorire la diffusione del virus e mettere a rischio la salute degli operatori.Nell’impossibilità di garantire queste misure di sicurezza i tamponi non vengono eseguiti all’interno dei laboratori analisi delle Ats ma all’aperto, nei cosiddetti Car-Covid.L’esecuzione del tampone in auto evita l’accesso dei pazienti in locali inidonei ed affollati e la sicurezza degli operatori è tutelata dalla dotazione di idonei Dpi. Solo a queste condizioni si può evitare che i medici vengano contagiati, come è accaduto a moltissimi colleghi durante la prima ondata epidemica ed anche nelle ultime settimane.Ora, secondo un recente provvedimento, i tamponi antigenici rapidi dovrebbero essere eseguiti dai Mmg nei propri studi, generalmente molto più a rischio e inadeguati delle strutture sanitarie, per non parlare della loro collocazione in condomini affollati e con grande via vai di gente.Il rischio del contagio degli ambienti e dei medici può essere contenuto eseguendo i tamponi con le stesse protezioni personali garantite agli operatori dei Car-Covid ma soprattutto nelle stesse condizioni logistiche e funzionali (formazione, tamponi all’aperto, area dedicata alla vestizione/svestizione, adeguatamente ventilata e dotata di appositi contenitori per lo smaltimento dei Dpi utilizzati etc..) secondo le norme di sicurezza vigenti.Dopo le perplessità manifestate dalla Medicina Generale per questa iniziativa si sente parlare, ancora una volta, di medicina del territorio impreparata e di medici latitanti. Dal mese di marzo i Mmg hanno continuato a seguire i malati cronici in studio ed in assistenza domiciliare, mentre le strutture poliambulatori e distrettuali sono rimaste chiuse al pubblico, anche per espletare solo atti amministrativi in uffici protetti dal contatto con gli utenti. I medici di famiglia hanno continuato a curare e gestire i problemi di salute acuti “a mani nude” facendo fronte ad una crescente domanda di prestazioni, mentre venivano annullati ricoveri, visite specialistiche ed accertamenti diagnostici già programmati, anche da giugno fino a settembre quando il Covid era in letargo, e non era possibile accedere a nuove prestazioni.I Mmg rispondono giornalmente a molte decine di telefonate della gente spaventata e disorientata, dando informazioni, appuntamenti, prescrivendo farmaci ed accertamenti mentre è praticamente impossibile comunicare con molte strutture sanitarie, come testimoniano le lettere al direttore dei cittadini e delle associazioni di malati, e come sperimentano quotidianamente loro stessi.I medici sono costretti a sprecare ore al computer nel tentativo di accedere a piattaforme o siti irraggiungibili per il cronico malfunzionamento dei sistemi operativi regionali.La terapia e la gestione domiciliare dei pazienti Covid-19 è garantita dalle Usca, appositamente create a marzo anche per eseguire tamponi a domicilio e non dal Mmg, che aveva il preciso mandato di evitare i contatti con i pazienti sospetti o affetti, onde evitare ciò che accaduto in primavera quando quasi un centinaio dei colleghi contagiati sono morti.