Palestina, gli Usa promuovono l'apartheid di Israele, ma aumentano le azioni di boicottaggio contro lo Stato ebraico
Ecco gli ultimi aggiornamenti sulla situazione in Palestina. Prima di elencare le buone notizie, cominciamo da quella cattiva.
L'amministrazione degli Stati Uniti ha deciso di interrompere i finanziamenti all'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei rifugiati palestinesi (UNRWA).
«La decisione dell'amministrazione statunitense - ha dichiarato questo sabato Hanan Ashrawi a nome del Comitato Esecutivo dell'OLP - di sospendere tutti i finanziamenti all'UNRWA è una mossa crudele e irresponsabile, contro la parte più vulnerabile della società palestinese.I rifugiati palestinesi sono vittime che hanno perso case, mezzi di sussistenza e sicurezza economica in seguito alla creazione dello stato di Israele e sono stati vittime anche dell'amministrazione statunitense che ha sostenuto per decenni l'occupazione militare della Cisgiordania, garantendo l'impunità ad Israele.Il risultato di tale scelta politica, unilaterale e sconsiderata, dell'amministrazione USA non potrà che essere la destabilizzazione di tutta la regione, oltre a generare ulteriori difficoltà e sofferenze per i profughi palestinesi.»
Con una tale decisione, gli Stati Uniti stanno facendo il gioco di Israele, togliendo dal tavolo le questioni legate allo status, il diritto al ritorno per i rifugiati e l'occupazione di Gerusalemme, distruggendo però qualsiasi base per la pace e la stabilità.
L'UNRWA aveva finora finanziato aiuti per 5,3 milioni di profughi palestinesi residenti in 58 campi allestiti in Cisgiordania, Gaza, Gordania, Libano e Siria.
Adesso veniamo alle buone notizie. Finalmente, il mondo comincia rendersi conto che in Israele vige un regime di apartheid. E per tale motivo, le iniziative di boicottaggio, dirette e indirette cominciano ad allargarsi e ad avere sempre più rilievo sui media.
In una lettera aperta pubblicata venerdì sul quotidiano The Guardian, 15 accademici e scienziati di tutto il mondo hanno espresso la propria contrarietà a tenere una conferenza su cosmologia e fisica delle particelle presso la Ariel University, perché è situata in un insediamento illegale in Cisgiordania, in territorio occupato.
"Con questa lettera affermiamo che - secondo noi - l'Università di Ariel, nella Cisgiordania occupata, sia la sede sbagliata per una conferenza sulla cosmologia e la fisica delle particelle prevista nei prossimi giorni, dal 3 al 6 settembre.Gli insediamenti sono illegali secondo il diritto internazionale e sono stati denunciati dalla corte internazionale di giustizia e da numerose risoluzioni ONU. Human Rights Watch ha notato che lo sviluppo di Ariel è collegato ad una elenco di continue espropriazioni di proprietà palestinesi e restrizioni alla loro libertà di movimento."
Nella lettera, si ricorda anche che, a causa della sua ubicazione, l'Università di Ariel è esclusa dal ricevere fondi dall'Unione Europea, dalla Fondazione USA-Israele e dalla Fondazione tedesco-israeliana per la ricerca scientifica e lo sviluppo. Nel 2012, anche più di 1.200 membri appartenenti ad atenei israeliani hanno firmato una petizione contro l'università di Ariel.
La lettera si conclude con l'invito ai colleghi, accademici e scienziati, a non prender parte ad attività promosse presso l'Università di Ariel, perché equivarrebbe ad accettare l'annessione israeliana dei territori occupati e considerarne l'occupazione come se fosse normale e dovuta.
La cantante americana Lana Del Rey, rispetto a quanto aveva annunciato in precedenza, ha deciso di cancellare la sua partecipazione al Meteor Festival, in programma la prossima settimana in Israele.
Ad inizio agosto aveva detto che «suonare a Tel Aviv non è una dichiarazione politica, né vuol dire sostenere le politiche del governo israeliano.»
Molte erano state le pressioni perché cambiasse idea, a partire da PACBI, la campagna palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele e Jewish Voice for Peace, che hanno portato avanti un'iniziativa per far sì che Lana Del Rey cancellasse la sua esibizione in Israele.
Venerdì, via twitter, la cantante ha fatto sapere di aver cambiato idea, dichiarando di aver deciso di rimandare il suo spettacolo in Israele fino a quando non potrà esibirsi anche per i palestinesi, oltre che per gli israeliani.
Due piccole buone notizie che dimostrano che, finalmente, si comincia a capire che cosa sia diventato veramente lo Stato ebraico di Israele.