Giovedì 27 aprile, il Consiglio dei Ministri si è riunito in fretta e furia alle ore 18.47, a Palazzo Chigi, sotto la presidenza del Vicepresidente Antonio Tajani, visto che la premier Meloni era in visita ufficiale a Londra.
Il motivo della riunione?
L'approvazione di una nuova relazione da presentare al Parlamento, ai sensi dell'art. 6 della legge 24 dicembre 2012, n. 243, del Documento di economia e finanza 2023.
In pratica, il CdM ieri è stato costretto a riunirsi per riapprovare lo stesso documento bocciato un paio d'ore prima alla Camera perché erano assenti più di 50 parlamentari della maggioranza.
Un fatto incredibile.
Dopo il dibattito sul Def che si era tenuto nel corso della giornata, prima delle 17 i deputati sono stati chiamati a votare, con votazione nominale elettronica, la risoluzione Foti, Molinari, Barelli e Lupi n. 6–00031, riferita alla Relazione di cui all'articolo 6 della legge n. 243 del 2012.
L'esito della votazione è stato sorprendente: la risoluzione è stata respinta dall'Aula... il governo è andato sotto.
Pertanto, non essendo stata raggiunta la maggioranza le conseguenti risoluzioni riferite al Documento di economia e finanza 2023 non potevano essere votate. La seduta è stata sospesa e il governo è dovuto correre ai ripari, riunendo un nuovo CdM dove è stato ripresentato lo stesso Def che questo venerdì sarà nuovamente messo in votazione e "dovrebbe" essere approvato.
Da Londra, la premier Meloni ha minimizzato l'accaduto parlando di problemi organizzativi all'interno della maggioranza, che non hanno permesso a tutti i parlamentari di essere presenti, a causa di impegni dovuti anche a duplici incarichi... escludendo il fatto che il governo sia andato sotto per motivi politici.
Naturalmente, le opposizioni hanno fatto il loro mestiere cercando di rimarcare il più possibile la gravità e la figuraccia cui governo e maggioranza sono andati incontro.
La segretaria dem Elly Schlein ha parlato di inadeguatezza: "Sono andati sotto per mancanza dei voti necessari sullo scostamento di bilancio, ovvero una decisione fondamentale che impatta sui conti pubblici e quindi sulle famiglie e sulle imprese. Siamo al dilettantismo, il problema è che lo pagano l'Italia e la sua credibilità".
Giuseppe Conte di incapacità, richiamandosi a quanto in precedenza avevano dichiarato in Aula i suoi parlamentari... lui era a Brescia per un evento politico: "È davvero grave, è una maggioranza che ha già gettato la spugna sul Pnrr dichiarando che non riuscirà a spendere tutti i soldi e che oggi non riesce neppure ad approvare lo scostamento di bilancio. Stiamo parlando del Def che è il documento economico più importante. Avevano apparecchiato tutta una giornata del primo maggio per schiaffeggiare i percettori di reddito e i lavoratori rendendoli più precari e si ritrovano che neppure questa sceneggiata ora rischiano di realizzare. È un governo di incapaci e questa incapacità si riverbera sulle famiglie, sui cittadini, sulle imprese. Quindi il frutto di questa incapacità lo pagheremo noi. Stiamo creando le premesse per il disastro Italia".
I parlamentari M5s, poco prima, avevano diffuso una nota in cui parlavano di fallimento epocale di cui non si ricordano precedenti simili nella storia repubblicana: "Si certifica tutta l'approssimazione e la sciatteria del governo dei pronti. O forse nella maggioranza c'è stata una definitiva presa di consapevolezza sull'evanescenza del Documento presentato da Meloni e Giorgetti. Giorgetti ha dichiarato che molti deputati “non si sono resi conto”: se così fosse abbiamo una fotografia definitiva dell'inadeguatezza dell'attuale maggioranza".
Il capogruppo 5 stelle alla Camera Francesco Silvestri, nel suo intervento in Aula, ha dichiarato: "Sono mesi che lo diciamo. Noi non siamo preoccupati per le derive fasciste, siamo preoccupati perché siete un governo di incapaci. Sono mesi che ci sentiamo la vostra morale sul fatto che i percettori del reddito di cittadinanza dovrebbero andare a lavorare, ma veniteci voi a lavorare".
Pertanto, venerdì, l'Aula è di nuovo impegnata nell'esame del Documento di economia e finanza con l'approcazione di due atti di indirizzo: il primo relativo alla Relazione di cui all'articolo 6 della legge n. 243 del 2012, da votare a maggioranza assoluta, il secondo relativo alla Nota di aggiornamento del Def da votare a maggioranza semplice, sulla base degli esiti della precedente deliberazione.
Il Def dovrà essere inviato in Europa entro il 30 aprile.