In un articolo pubblicato sul quotidiano Welt si parla di Italia, in relazione alle prossime elezioni politiche. Non è una novità. Ormai da un po' di tempo qualunque elezione nel nostro Paese interessi anche un comune, purché leggermente più grande di quello di Carugate, diventa un caso europeo per la possibilità che crei "instabilità".

Nell'articolo di Welt sono elencate molte banalità con notevoli imprecisioni, persino macroscopiche, in relazione ad alcune considerazioni su Gentiloni, Renzi e le riforme fatte da quest'ultimo. Inutile elencarle, non è questo il punto.

La cosa invece interessante è la spiegazione della lenta crescita dell'Italia negli ultimi venti anni. Rispetto al 1999, il PIL pro capite in Germania alla fine del 2016 era aumentato di quasi un quarto, mentre in Italia era addirittura inferiore. Persino la Grecia ha fatto meglio.

Perché è accaduto questo? Perché in passato il "modello economico" italiano era semplice, con le esportazioni che venivano supportate dalla svalutazione della lira. Con l'unione monetaria non è stato più possibile farlo. Quando l'Italia è entrata nell'euro ha rimesso a posto i conti per far parte dell'Unione fin da subito, ma si è dimenticata di "rimodellare" il sistema industriale fatto soprattutto da piccole e medie imprese che avrebbero dovuto ridurre i costi e aumentare la loro produttività per confrontarsi con il mercato europeo.

Finché i dazi erano in vigore insieme alla lira, i proprietari delle PMI italiane hanno preferito reinvestire gran parte dei loro utili in seconde, terze case, auto, barche e così via, mentre le aziende venivano gestite in modo pressoché artigianale. Quindi, quando quelle aziende si sono dovute confrontare con le concorrenti europee, hanno scoperto la loro inadeguatezza ed è iniziata la desertificazione di molte aree industriali in tutta la penisola.

Da questo problema inizia la tanto conclamata mancanza di produttività in Italia. Problema che nessun partito o movimento sembra voler comprendere, visto che non offre ricette adeguate per favorire, in maniera drastica, gli investimenti. Il tanto propagandato provvedimento sull'industria 4.0 è solo una piccola cosa rispetto alle reali necessità di cui il Paese avrebbe bisogno.

Se a quanto sopra riportato si aggiungono le pastoie burocratiche... allora abbiamo il quadro completo della "melma" in cui è avviluppata l'Italia: un permesso di costruzione da noi costa tre volte rispetto alla Germania; per avere una sentenza in un tribunale le società italiane devono aspettare in media tre anni, mentre in Germania un anno e mezzo; per ricevere un credito IVA, le aziende in Italia devono attendere più di un anno, in Germania cinque settimane... e senza citare le classifiche internazionali sulla corruzione e quant'altro che ci vedono "saldamente" nelle posizioni di retroguardia, se non agli ultimissimi posti.

In compenso, la nuova legge elettorale, né carne né pesce, consegnerà un Parlamento diviso tra tre gruppi senza che nessuno di questi possa avere una chiara maggioranza, senza che la maggior parte dei deputati abbia un vincolo di mandato diretto con la base elettorale in modo da rendergli complicato cambiar casacca in base a miglior offerente, con la certezza che sarà impossibile formare un nuovo governo - a meno che la legge elettorale non sia stata pensata per crearne uno tra Pd e Forza Italia - proprio come in Germania, ma con la differenza che il debito nazionale della Repubblica federale è diminuito significativamente negli ultimi anni arrivando al 65% del Pil, mentre quello dell'Italia è circa di due volte più grande.