I sostenitori della Brexit all'interno del partito conservatore hanno il dente avvelenato nei confronti di Theresa May per come ha gestito la vicenda Brexit, perché adesso sono sul piatto della bilancia sia la possibilità che il Regno Unito esca dall'Ue senza un accordo, sia che vi rimanga, magari dopo un nuovo referendum sull'argomento.

Una situazione simile a quella che affronta la May oggi è toccata in passato a Margaret Thatcher, John Major e, per ultimo, David Cameron. Se i conservatori non la riconosceranno più come leader del partito, le conseguenze per il Governo sarebbero immediate, aggiungendo ulteriore incertezza nel Paese, oltre a quella causata dalla Brexit, senza considerare che un nuovo premier non avrebbe forse neppure il tempo materiale per rinegoziare un nuovo ulteriore accordo, nel caso l'Europa lo acconsentisse. L'esito della votazione è atteso per le 9 di questa sera.

Per convincere i propri parlamentari, Theresa May potrebbe indicare una data per le proprie dimissioni dopo marzo 2019, data di scadenza per l'uscita della Gran Bretagna dall'Europa.

Per scalzare la May dalla sua posizione alla guida del partito conservatore è sufficiente una maggioranza semplice, ma non è detto però che un risultato a lei favorevole, ma non in maniera schiacciante, non possa poi metterla comunque in difficoltà.

I parlamentari del suo partito che sostengono la Brexit affermano che Theresa May abbia tradito il voto popolare nei negoziati, mentre quelli dell'opposizione ritengono che abbia raggiunto il peggiore tra gli accordi possibili con il Regno Unito fuori dall'Unione, ma con regole tali da poter limitare l'azione del governo e, di conseguenza, l'indipendenza del Paese.