Il pacchetto sull'economia circolare è passato ieri a larghissima maggioranza: 580 sì su 661 votanti.

Tecnicamente però si tratta di una “semplice” revisione di quattro direttive sulla gestione dei rifiuti che dovrà poi essere adottata dai Paesi membri dell’Ue entro due anni. In base alla nuova norma almeno il 55% dei rifiuti urbani domestici e commerciali dovrà essere riciclato.

L’obiettivo salirà al 60% nel 2030 e al 65% nel 2035. Il 65% dei materiali da imballaggio dovrà invece essere riciclato entro il 2025 e il 70% entro il 2030. Vengono poi fissati obiettivi distinti per materiali da imballaggiio specifico, come carta, cartone, plastica, vetro metallo e legno.

In Italia sono 497 i chili di rifiuti pro-capite prodotti nel 2016, di cui il 27,64% finisce in discarica, il 50,55% viene riciclato o compostato e il 21,81% incenerito.

Il pacchetto Ue limita la quota di rifiuti urbani da smaltire in discarica a un massimo del 10% entro il 2035. Oggi il panorama europeo su questo punto è molto variegato: nel 2014 Austria, Belgio, Danimarca, Germania, Olanda e Svezia non hanno inviato alcun rifiuto in discarica, mentre Cipro, Croazia, Grecia, Lettonia e Malta hanno interrato più di tre quarti dei loro rifiuti urbani.

E l’Italia? I dati aggiornati al 2016 ha smaltito in discarica 26,9 milioni di tonnellate di rifiuti, circa 123 chili pro capite che appunto corrispondono al 27,64% dei rifiuti prodotti. I posti di lavoro previsti sono 1 milione.