L'incriminazione del premier israeliano Benjamin Netanyahu che lui ha spiegato esser stata organizzata dalla "sinistra" che "sa di non poter batterci alle urne, e dunque negli ultimi tre anni ha portato avanti una caccia alle streghe senza precedenti che ha come obbiettivo la caduta del governo di destra da me guidato" - un classico a cui in Italia siamo ormai abituati da un quarto di secolo - ha finito per oscurare un'altra notizia, altrettanto importante che riguarda Israele.
Ieri, infatti, l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha pubblicato un rapporto in cui accusa le forze di sicurezza israeliane di aver commesso possibili crimini di guerra nei confronti delle decine di palestinesi uccisi nei pressi delle recinzioni che separano il confine tra la Striscia di Gaza e Israele in occasione della Grande marcia del Ritorno.
Un "teatro dell'assurdo" ha commentato il documento il ministro degli Esteri israeliano Katz definendolo "un'altra relazione ostile, menzognera e contraria allo Stato di Israele. Nessuno può negare a Israele il diritto all'autodifesa e l'obbligo di difendere i propri cittadini e i propri confini da attacchi violenti".
Nel corso delle settimane - secondo la Commissione guidata da Betty Murungi, Santiago Canton e Sara Hossain - sono stati 6.000 i manifestanti "inermi" feriti dai cecchini israeliani all'interno dei confini di Gaza, durante le manifestazioni iniziate a Gaza nella primavera del 2018, fino al 31 dicembre 2018. Nel periodo coperto dall'inchiesta, le forze di sicurezza israeliane hanno ucciso 183 manifestanti utilizzando munizioni vere. Trentacinque erano bambini, tre erano paramedici che indossavano contrassegni che li identificavano come tali e due erano giornalisti chiaramente, anch'essi identificabili come tali.
"Non ci può essere alcuna giustificazione" ha affermato Sara Hossain "per uccidere e ferire giornalisti, medici e persone che non rappresentano una minaccia. Particolarmente allarmante è anche il fatto che siano stati presi di mira bambini e persone disabili. Inoltre, è da sottolineare che 122 persone hanno dovuto subire amputazioni dal 30 marzo dello scorso anno. Venti di queste sono bambini."
La Commissione ha trovato fondati motivi per ritenere che i cecchini israeliani abbiano intenzionalmente sparato a giornalisti, operatori sanitari, bambini e persone con disabilità nonostante fossero chiaramente riconoscibili come tali.
In base a quanto ricordato nel rapporto, se non per autodifesa, sparare intenzionalmente a un civile che non partecipi direttamente ad atti ostili è un crimine di guerra. La Commissione che ha indagato i fatti di Gaza ha trovato ragionevoli motivi per ritenere che singoli membri delle forze di sicurezza israeliane, nel corso delle manifestazioni, abbiano ucciso e ferito civili che non avevano partecipato o commesso atti interpretabili come ostili, e che non costituivano una minaccia imminente. Queste gravi violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario possono costituire crimini di guerra o crimini contro l'umanità.
In base a quanto dichiarato dalla Commissione d'inchiesta, adesso "è compito di Israele di indagare su ogni uccisione e lesione riferibili alla protesta, prontamente, imparzialmente e indipendentemente in conformità con gli standard internazionali, per determinare se siano stati commessi crimini di guerra o crimini contro l'umanità, al fine di punire i responsabili."
"La Commissione ritiene che la protesta sia da considerare una richiesta di aiuto da parte di una popolazione disperata. Non solo Israele, ma anche le autorità di fatto guidate da Hamas e dall'Autorità Nazionale Palestinese hanno comunque delle responsabilità nei confronti dei manifestanti. La Commissione invita Israele a rimuovere il blocco da Gaza e tutti i responsabili dei controlli alle frontiere a rispettare i loro compiti e a migliorare la situazione di vita nella Striscia".
Durante l'inchiesta, le autorità israeliane non hanno risposto alle ripetute richieste della Commissione per avere informazioni e accesso a Israele e ai Territori occupati.