Il concetto di scelta, come evidenziato da Catharine MacKinnon, diventa irrilevante quando il 99% delle opzioni è precluso, e il rimanente 1% non può essere considerato una vera libertà. Il "choice feminism" liberale, che si illude di promuovere l’uguaglianza, ignora le dinamiche di potere e coercizione che rendono la vera libertà un concetto vuoto per molte donne. La libertà delle donne non è equivalente a quella degli uomini, né in Italia né nell'Unione Europea. Questa disuguaglianza è evidente non solo analizzando i dati che evidenziano le difficoltà delle donne nell'accesso al mercato del lavoro — nonostante le loro migliori performance scolastiche e universitarie — ma anche esaminando le carriere e i redditi femminili. La parità sostanziale di genere è ancora lontana dall’essere raggiunta, e questa mancanza di uguaglianza ha impatti significativi sia sulla vita delle donne che sulla crescita economica dei Paesi.
La segregazione occupazionale e i differenziali reddituali presenti nel mercato del lavoro italiano pesano gravemente non solo sulle libertà individuali, ma anche sul welfare e sulla società nel suo complesso. In un contesto globale e locale in cui la cosiddetta gender equality è ancora un obiettivo auspicato — come indicato dall'Agenda per lo sviluppo sostenibile dell'ONU, che mira a raggiungere la parità di genere entro il 2030 — la pandemia da COVID-19 ha ulteriormente amplificato le disuguaglianze già esistenti. L'emergenza sanitaria ha messo in evidenza quanto sia difficile la conciliazione tra vita lavorativa e vita privata, soprattutto in assenza di servizi adeguati per la cura della persona, dell’infanzia e degli anziani, nonché di una scuola in presenza. In molte famiglie, il riparto dei carichi di cura è ancora sbilanciato a favore delle donne. Durante il lungo periodo di lockdown, chiusure e aperture a singhiozzo, la responsabilità della gestione dei minori, dei disabili e degli anziani è ricaduta in gran parte sulle spalle delle donne.
Anche il lavoro agile, che era stato considerato una soluzione per migliorare il work-life balance, si è rivelato essere una trappola. L’inesistenza di confini tra tempo di lavoro e tempo di vita ha reso difficile la conciliazione, specialmente in famiglie dove si fa didattica a distanza (DAD). Questa situazione ha amplificato la sensazione di claustrofobia e stress, evidenziando come la libertà di scelta per le donne sia un'illusione quando le condizioni materiali limitano drasticamente le opzioni disponibili.
Per affrontare il declino dell'occupazione e il tasso di natalità sempre più in picchiata, l'unica soluzione è investire sulle donne, garantendo loro la libertà di essere sia lavoratrici che madri, senza dover scegliere tra le due. Il Parlamento europeo ha ormai compreso l’importanza di creare condizioni di mercato del lavoro che favoriscano l’equilibrio tra vita privata e professionale. Solo quando le donne saranno libere di scegliere di essere lavoratrici e madri, potremo sperare di invertire la tendenza attuale che minaccia di trasformare l'Italia e molti Paesi dell’UE in società gerontocratiche, compromettendo crescita e sviluppo sia sociale che economico.
In sintesi, è essenziale superare il "femminismo della scelta" superficiale per abbracciare una visione più profonda e strutturale della libertà, che riconosca e affronti le condizioni materiali che limitano le opzioni delle donne. Solo così potremo promuovere un vero cambiamento, in cui le libertà individuali siano realmente garantite e in cui ogni donna possa vivere pienamente le sue aspirazioni.