L’Inter ferma il City: a Manchester è 0-0

L’Inter pareggia a Manchester col City 0-0 nel debutto nella nuova Champions, reggendo bene alle folate dei padroni di casa, con Sommer decisivo nella ripresa su Foden, Gvardiol e Gundogan con Darmian che spreca una ghiotta occasione in contropiede cercando uno strano colpo di tacco. Lautaro entra nella ripresa, ma si vede poco, giocando a fianco di Taremi, uno dei migliori. Un pareggio tra gli applausi, in vista del derby.


Skorupski para un rigore, Fabbian spreca il jolly: Bologna, l’esordio in Champions è da 0-0

Finisce senza gol e con un punto in classifica l’esordio del Bologna in Champions League: 0-0 con gli ucraini dello Shakhtar Donetsk in una partita condizionata dalla pioggia torrenziale che si è abbattuta sul Dall’Ara fino alla prima parte di gara. La partita del Bologna era iniziata malissimo, con un rigore per lo Shakhtar provocato da Posch: ci ha messo una pezza Skorupski, parando il tiro di Sudakov, e da lì la squadra di Italiano ha preso coraggio costruendo diverse occasioni. La più ghiotta per Fabbian a metà secondo tempo, quando il centrocampista ha sparato addosso al portiere una palla comoda a pochi passi dalla porta. Resta un punto, un po’ stretto per la voglia che ci ha messo il Bologna.


Roma, ufficiale: Juric nuovo allenatore

L’AS Roma annuncia che Ivan Juric è il nuovo Responsabile Tecnico della Prima Squadra, fino al 30 giugno 2025.
Croato, classe 1975, dopo aver maturato una lunghissima esperienza da calciatore tra Croazia, Spagna e Italia, ha iniziato il suo percorso da allenatore nel calcio giovanile e poi da assistente tecnico al fianco di Gian Piero Gasperini. Ha esordito in Serie A nel 2016-17 sulla panchina del Genoa, dopo aver ottenuto – nella stagione precedente – la promozione nel massimo campionato con il Crotone, la prima nella storia della società calabrese.

Dal 2019 al 2021 guida l’Hellas Verona, accompagnando i gialloblù a due salvezze consecutive, valorizzando inoltre diversi calciatori. Nel 2021 assume il ruolo di manager del Torino, restando in carica fino al 2024 e diventando il secondo tecnico con più panchine negli ultimi 20 anni di vita del club granata.


Pioli all’Al-Nassr: l’ex allenatore del Milan ha firmato un triennale

Stefano Pioli riparte dall’Arabia Saudita. L’ex allenatore del Milan è stato annunciato dall’Al-Nassr, il club di Cristiano Ronaldo. Definita la risoluzione con il Milan, Pioli ha firmato un contratto triennale da 12 milioni di euro a stagione. Nella mattinata di mercoledì la partenza dall’Italia con un volo privato, con lui gli agenti Valerio e Gabriele Giuffrida e il suo staff con cui inizierà una nuova avventura. In Arabia, oltre a Cristiano Ronaldo, l’allenatore ritroverà anche Marcelo Brozovic.


Addio Totò Schillaci: il bomber di Italia ’90 muore a 59 anni

Lutto nel mondo del calcio. Se n’è andata un’icona, un simbolo. È morto Salvatore Schillaci, per tutti Totò. Giocò, tra le altre, per Juve, Inter e Nazionale. In azzurro coi suoi gol aveva infiammato l’Italia per un’estate, quella del mitico Mondiale del 1990: era malato di tumore al colon ed era già stato operato due volte. Aveva vinto tante battaglie, sul campo e furi, nella sua seconda vita. Questa volta non c’è riuscito. Era nato a Palermo il 1° dicembre 1964 e si era sposato due volte, con Rita e Barbara: lascia tre figli, Jessica, Mattia e Nicole.


Baggio abbraccia Schillaci: “Fratelli azzurri per sempre…”

Un abbraccio che trasmette molto più di quanto si poteva vedere in campo, ma soprattutto quel dito rivolto al cielo, verso quella stella che da oggi brillerà nel firmamento azzurro dopo aver fatto innamorare un’intera generazione all’interno dei campi. Roberto Baggio ha voluto ricordare così Salvatore “Totò” Schillaci, scomparso nella mattinata di mercoledì 18 settembre a Palermo all’età di 59 anni. Il “Divin Codino” ha condiviso con il bomber siciliano non solo l’esperienza in azzurro durante i Mondiali 1990, ma anche due anni alla Juventus quando Baggio approdò in bianconero.

“Ciao mio caro amico, anche stavolta hai voluto sorprendermi. Rimarranno per sempre impresse nel mio cuore le notti magiche di ITALIA 90 vissute insieme. Fratelli d’Italia per sempre” ha scritto Baggio sul proprio profilo Instagram accompagnata a una foto riguardante l’esultanza contro la Cecoslovacchia. Una sorta di passaggio di consegne che oggi si fa sentire ancor più forte.


Addio Totò Schillaci, l’eroe azzurro che trasformò i sogni in realtà

Il calcio è una favola che ogni volta sceglie un principe diverso. E quella volta scelse lui.  Toto’ Schillaci, il nostro caro Totò. Il giorno prima era un nome da addetti ai lavori. Il giorno dopo tutto il mondo sapeva chi era. È l’estate delle Notti magiche, l’Italia è travolta dall’onda festosa del Mondiale organizzato in casa. Totò in quelle settimane prende le sembianze di un personaggio poetico, un folletto sceso dalla luna a miracol mostrare. Gli giova – come nella poesia “Alla luna” di Leopardi – la ricordanza di un dolore antico. È questo che ce lo rende fratello. Rapito dagli dei del calcio, Totò vivrà un’estate irripetibile. E noi con lui.

A ripensarci, in queste ore in cui le sue foto e i video che lo riguardano girano nella rete, tutto è raccontato dal suo corpo. Il corpo di Totò è quello di un animale in fuga, braccato da una vita contraria. L’infanzia dignitosamente povera – soffocata nel cemento del quartiere di San Giovanni Apostolo – ha ritagliato una figura dai contorni storti e irregolari. Totò cresce in fretta, si fa uomo con anticipo sui tempi. “Ho sempre avuto il pallone in testa e così sono riuscito ad evitare i guai”, confida in quegli anni Totò a chi gli chiede di raccontare i suoi inizi. Ha un corpo nervoso e irrequieto, che in un’altra vita scivolerebbe sotto un’auto per controllare la marmitta ma in quella che il destino gli ha previsto – nel perimetro sacro di un campo di calcio – trova la sua ragione di esistere. I muscoli tonici ma non ipertrofici e una incipiente calvizie lo rendono ordinario. E’ un corpo che si confonde nella moltitudine. Uno di noi. Sì, prima di appartenere a sé stesso, Schillaci è un meraviglioso riassunto dei nostri piccoli difetti.

I gol di Totò sono scariche elettriche lampi che attraversano il cielo delle Notti Magiche. Ogni pallone che finisce in rete, è una dolce epilessia che si placa. Arriva a Italia 90 dopo un’eccellente stagione con la maglia della Juventus, squadra con cui è andato a segno – in campionato – 15 volte. L’anno prima era a Messina, in Serie B. Il suo maestro,il Professor Franco Scoglio che lo ha allenato appunto a Messina, dice che “uno con la sua fame di gol non esiste al mondo”. 61 gol nei sette anni a Messina, 26 nel triennio alla Juventus, 11 nel biennio all’Inter, 58 nei tre anni con i giapponesi dello Jubilo Iwata. Carriera cominciata nel 1982 e chiusa nel 1997. E poi, certo, i 7 con la nazionale, praticamente tutti concentrati – tutti meno uno – nell’estate del Mondiale. E’ un centravanti che vive di agguati. Il C.T. Azeglio Vicini non può non convocarlo. Qualcuno storce il naso. E’ un intruso. C’è davvero poca armonia nelle sue corse, nei suoi tiri, nel suo aggirarsi stralunato nell’area di rigore avversaria. Lo agevola un corpo tozzo, con tratti ferini. Quando scatta ha l’abbrivio di una lucertola che esce da una fessura. Gli basta un attimo per conquistare l’Italia. Il gol con l’Austria, da subentrato, nella partita del debutto degli azzurri. E’ tenacemente resistente a tutto, agli schiaffi della vita e ai tackle degli stopper avversari. Fa gol indovinando pertugi nella giungla di gambe. In quel torneo segna sei gol, utili a vincere il titolo di capocannoniere del Mondiale.

Ma la sua parabola è repentina, Totò – travolto dal gossip come egli stesso confesserà dopo la fine del suo rapporto con la moglie Rita – perde da qualche parte la luce che lo ha accompagnato. L’anno dopo le Notti Magiche le reti – con la Juventus – si riducono drasticamente a 5. La coppia da sogno con Roby Baggio in bianconero non funziona. È come se uno spillo invisibile avesse fatto scoppiare la bolla dentro cui galleggia. Il successivo trasferimento all’Inter è avaro di soddisfazioni. Per strappare l’ultimo contratto, a trent’anni, emigra in Giappone, dove lo considerano alla stregua di una divinità. Lo chiamano “Totò-San”, gli fanno l’inchino quando entra in campo. Ma lo sa anche lui che oltre la notte è arrivata l’alba, la magia è svanita. “Totòòò, tu incarni il sogno italiano”, urlerà in diretta televisiva Simona Ventura qualche anno dopo, all’inizio di un collegamento dalla “Cueva”, all’Isola dei Famosi. Lo vediamo dunque tagliare cocchi e discutere di vita con Kabir Bedi in arte Sandokan: è già cominciata la sua seconda vita, che si snoda tra comparsate in tivù – memorabile quando con grande ironia racconta “Nella mia pagella i voti indicati erano tutti 1 e 2, sembrava la schedina del totocalcio” – i suoi affetti, si sposa in seconde nozze con Barbara, i figli in giro per il mondo, l’avventura politica (con Forza Italia, convocato da Berlusconi) e la scuola calcio nella sua città, Palermo, il “Louis Ribolla”, che aiuta i bambini dei quartieri più difficili aiutandoli a socializzare rincorrendo un pallone e qualche sogno.

Non è stato un fuoriclasse, non ne aveva le stimmate. Non ha realizzato opere d’arte come – da Maradona a Baggio – gli dei di quel periodo. Non è mai stato inserito nelle classifiche dei calciatori più forti di tutti i tempi. Ma il Totò nazionale è riuscito in un’impresa che riesce a pochi: ha lasciato una traccia profondissima del suo passaggio, scrivendo con frenesia pagine indelebili di quel romanzo popolare che è il calcio. Totò Schillaci è stato – semplicemente – l’uomo in cui l’Italia intera si è riflessa per una indimenticabile estate, pochi giorni fulminei ed eterni. Lo spirito del tempo – lo Zeitgeist di quel 1990 – ha vissuto fino ad oggi con lui, grazie a lui. E continuerà a farlo, come una luccicanza lontana che sa trasmettere emozioni resistenti allo scorrere del tempo. Al ritmo di un sentimento pop, quell’estate di Italia 90 risulta a tutt’oggi incompiuta e irripetibile, straordinaria proprio perché non è chiusa con una vittoria da santificare, ma con un ricordo dolce da conservare. E l’immagine di quel ricordo dolce è lui, il caro Totò Schillaci che si è fatto carico dei nostri sogni: di questo gli saremo eternamente grati.