"Nei prossimi giorni inizieremo, nell interlocuzione con la Commissione Ue, a predisporre in base al regolamento del Repower Ue, la proposta del Governo sulla risposta alla crisi energetica. Il Repower Ue sarà uno strumento che implementerà il Pnrr: inevitabilmente ha bisogno di avere contemporaneamente, un collegamento con il programma della coesione anche per un elemento che si deve iniziare a mettere sul tavolo: la Commissione Ue dice che il Repower può essere finanziato con le risorse a fondo perduto: non abbiamo possibilità di utilizzare ulteriori risorse a debito perché la scelta sul Pnrr è stata di utilizzare il 100% risorse a debito del Next Gen Ue. Abbiamo necessità di mettere assieme fino al 7,5% delle risorse della coesione insieme a quelle a fondo perduto e insieme a un' implementazione del Pnrr". Così il ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr Raffaele Fitto, nel corso dell'audizione in commissione Bilancio al Senato sul dl Pnrr."Il Repower Ue, ha ribadito il ministro rispondendo alle domande, è la migliore risposta alle preoccupazioni ascoltate sul nesso tra coesione e Pnrr. La commissione Ue " ha affermato che rappresenta un capitolo impletamente del Pnrr".
Non si può certo dire che Raffaele Fitto non si stia impegnando anima e corpo sul delicatissimo dossier del PNNR. Ieri dopo l'ennesima missione a Bruxelles, dove il ministro degli Affari Europei ha aperto un incessante dialogo diplomatico per arrivare ad un giusto compromesso tra le richieste di Bruxelles e le esigenze del nostro paese, dovute al cambio paradigmatico della situazione geopolitica ed economica di questo ultimo anno e mezzo, si è tenuta una importante riunione della cabina di regia con Regioni ed enti locali, per fare il punto sulla situazione.
D'altra parte il premier Giorgia Meloni ha affidato proprio a lui, uno dei suoi fedelissimi all'interno del partito, per le sua capacità diplomatiche e per la sua grande conoscenza di Bruxelles e delle dinamiche che governano le istituzioni europee, forse uno dei ruoli piu delicati di tutto l'esecutivo. I fondi del PNNR sono considerati fondamentali per il nostro paese, e dover rinunciare anche solo ad una parte di essi potrebbe avere effetti catastrofici.
Durante la cabina di regia si è parlato del progetto Repower Eu, che, come ha spiegato Fitto, sarà basato sui 2,7 miliardi della quota italiana decisa in Europa e sul 7,5% delle risorse della coesione (circa 3,2 miliardi). A questa base da 6 miliardi, almeno nelle intenzioni italiane, si aggiungerebbe un pezzo del Pnrr che ha bisogno di tempi più lunghi e risorse dal mercato Ets, quello delle aste sulle emissioni di C02. Alcuni hanno anche fatto presente forse l'eccessivo accentramento nella mani di Fitto e del ministro dell'economia Giancarlo Giorgetti di troppi poteri sulla materia, ma l'importanza del raggiungimento degli obiettivi e il rispetto dei tempi rendono necessaria questo accentramento.
«Ineludibile» anche per Fitto la necessità di «semplificare e accelerare la spesa», ma anche di voltare pagina per adeguare la governance alla «riassegnazione delle deleghe» decisa dall’esecutivo Meloni e alla presenza di un ministro dedicato al Pnrr e ai fondi di coesione. «Una visione unica tra i diversi programmi europei è sembrata una scelta coerente e funzionale», ha spiegato Fitto, che ha più volte to la relazione sullo stato di attuazione della politica europea e nazionale, diffusa a metà febbraio, come la base dati «oggettiva» che ha mosso il governo.
Con la sua cifra macro, simbolo del fallimento: a fronte dei 126 miliardi della coesione per il ciclo 2014-2020, la spesa è stata di circa il 34%. E «dei 43 miliardi spesi dopo quasi nove anni ancora non tutti sono stati rendicontati»: mancano all’appello 8 dei 13 miliardi finiti a finanziare la spesa emergenziale legata alla pandemia. Insomma come dire che l'attenzione è massima e la guardia non deve affatto essere abbassata.