Esteri

Alternative für Deutschland: le ragioni del successo in Mecklenburg-Vorpommern

Dopo l'affermazione riportata dai populisti dell'AfD nelle elezioni regionali del Mecklenburg-Vorpommern, dove sono risultati secondi dietro i socialdemocratici, precedendo la CDU di Angela Merkel, è arrivato il momento di analizzare le ragioni di un successo, quello appunto di Alternativa per la Germania, e quelle delle disfatta dei cristiano-democratici.

Per questi ultimi di disfatta si può effettivamente parlare, anche se rispetto alla precedente tornata elettorale, il loro consenso è calato di soli 4 punti percentuali. La gravità della sconfitta sta nel fatto che il land del Mecklenburg-Vorpommern è la patria politica della cancelliera, che qui ha la sua circoscrizione elettorale. Ma soprattutto è la prima volta che la CDU ottiene meno voti dell'AfD: un partito nato appena tre anni fa, in occasione delle elezioni europee del 2013, ha conquistato oltre il 20% dei voti e ha sconfitto uno dei partiti storici della democrazia tedesca. Nella foto i due presidenti del partito, Frauke Petry (sin.) e Jörg Meuthen, con al centro Leif-Erik Holm, a capo del partito in Mecklenburg-Vorpommern.


Non solo il voto dei poveri e degli ignoranti
La tendenza prevalente è quella di attribuire i successi dell'AfD, sia quello più recente sia gli altri alle regionali del marzo scorso, al voto dei poveri, degli emarginati, degli svantaggiati e di proporre come soluzione l'adozione di una politica volta a ridurre la diseguaglianza sociali. In realtà le cose sembrerebbero essere più complicate.

Indubbiamente, le questioni economiche hanno giocato un ruolo importante. Il Mecklenburg-Vorpommern si trova nel nord-est della Germania, sul Mare del Nord al confine con la Polonia, ed è una regione scarsamente abitata, con molte aree che si sono via via completamente spopolate. Del resto la percentuale dei disoccupati è superiore del 9% rispetto alla media nazionale e i salari sono i più bassi del paese.

Ma a votare per l'AfD non sono stati solo i disoccupati e quanti hanno un basso livello di istruzione, ma anche professionisti, piccoli imprenditori, pensionati e comunque persone con un buon grado di istruzione, che lo hanno ritenuto il veicolo migliore per il loro voto di protesta. Quindi, non solo poveri e ignoranti.

Alcune ricerche indicano che addirittura un terzo dei sostenitori dell'AfD ha un reddito medio-alto. Dopotutto si tratta di un partito che ha una politica neoliberista, che non vede di buon occhio un intervento dello stato nell'economia, che tende a favorire gli imprenditori e a responsabilizzare di più i cittadini.

I piccoli imprenditori, i professionisti e, più in generale, il ceto medio tedesco ritengono di essere quelli che negli ultimi anni hanno sofferto di più, di essere le vittime dei migranti, delle femministe e dell'ondata multiculturale che si è impadronita della politica e della società.

Un voto di protesta contro la politica della Merkel verso i rifugiati
Ed è proprio sulla difesa di un ideale tradizionalista della Germania, in opposizione alla politica della Merkel a favore dei rifugiati, che l'AfD ha puntato molto, quasi tutto, in campagna elettorale. Slogan come "Perché la Germania non sia distrutta" e "Noi insieme! Per il nostro Land e i nostri figli", che hanno campeggiato su tutti i manifesti elettorali sono lì a dimostrarlo.

Il tema dei rifugiati e dell'integrazione e quello della disoccupazione hanno svolto un ruolo fondamentale nel determinare la scelta degli elettori e su entrambi l'AfD ha messo l'accento in campagna elettorale. Ma l'elemento chiave è stata l'opposizione alla politica della Merkel verso i migranti, come ha confermato in un sondaggio l'82% di quanti hanno votato AfD.

Se non altro l'AfD ha avuto il merito di portare alle urne molti di quelli che nel 2011 si erano astenuti. La percentuale dei votanti è stata del 60,5%, con un incremento del 9% rispetto alla tornata precedente. Uno su tre di coloro che hanno votato per i populisti, la volta scorsa era rimasto a casa.

Sottratti voti a tutti i partiti
L'AfD ha sottratto voti un po' a tutti gli altri i partiti. Da una ricerca condotta per conto della rete televisiva ZDF risulta che il 17% degli elettori AfD cinque anni fa aveva votato socialdemocratico, il 16% aveva dato il suo voto ai nazionalisti dell'NPD, il 15% alla CDU, con un 6% proveniente in egual misura da verdi e liberali.

I populisti tedeschi sembrano avere avuto più successo fra gli uomini. Risulta che il 26% dei votanti maschi ha dato a loro il proprio consenso, contro un 17% delle donne. Interessante anche la ripartizione per età, con una prevalenza (25%) nella fascia compresa fra 30 e 59 anni. Fra i più giovani e i più anziani la percentuale di quanti hanno scelto AfD è stata del 17%.

In termini di professioni, il consenso più alto (28%) si è riscontrato fra gli operai, ma hanno votato AfD anche il 22% dei lavoratori autonomi, il 19% degli impiegati e il 17% dei dipendenti pubblici.

La Merkel si è presa tutte le responsabilità
Angela Merkel, impegnata nel G-20, ha detto di assumersi tutta la responsabilità della sconfitta, che ha attribuito al fatto che la campagna elettorale si è sviluppata attorno a tematiche nazionali, senza che si sia tenuto conto dei buoni risultati ottenuti dal governo regionale, in formato "grande coalizione", nei cinque anni passati. Per la cancelliera si tratta di riconquistare la fiducia degli elettori, in vista delle elezioni politiche del prossimo anno.

Ci riuscirà? Difficile dirlo. Molto dipenderà dal fatto che il voto all'AfD sia stato o meno un voto di protesta, inteso a lanciare un monito ai partiti tradizionali oppure un consenso più convinto e destinato a ripetersi.

Autore Federico Mattei
Categoria Esteri
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