Il premier australiano Scott Morrison ha comunicato che l'Australia ha deciso di riconoscere formalmente Gerusalemme Ovest come capitale di Israele. Un successo per Netanyahu, nel tentativo di continuare anche per via politica, oltre che militare, l'annessione della Palestina da parte di Israele?

A prima vista parrebbe di sì, ma in realtà non è così. Morrison, per ottenere i voti necessari per conquistare un seggio in un'elezione suppletiva che si svolgeva in ottobre a Sidney, aveva promesso che l'Australia avrebbe trasferito a Gerusalemme la propria ambasciata, per compiacere - e prenderne così i voti - la numerosa comunità ebraica presente in quella città.

Adesso, dovendo pagar dazio, Morrison ha mantenuto la sua promessa, ma solo in parte, perché ha precisato che l'effettivo trasloco dell'ambasciata australiana a Tel Aviv sarà successivo solo al raggiungimento di un accordo di pace tra israeliani e palestinesi, dopo il quale l'Australia potrà così riconoscere anche Gerusalemme Est come capitale della Palestina. Nel frattempo, l'Australia aprirà a Gerusalemme solo degli uffici di rappresentanza.

L'inutile mossa politica ha però avuto delle conseguenze pratiche importanti, almeno per il momento, per l'Australia, con l'accordo di libero scambio che Morrison stava concordando con Indonesia e Malesia (nazioni a maggioranza musulmana), che è stato rimandato.