Governo, maggioranza, Cts... tutti si riuniscono per capire come e se sia possibile fermare il contagio senza ricorrere ad un nuovo lockdown nazionale e, se quest'ultimo sarà inevitabile, rimarrà comunque il problema di quanto severe dovranno essere le misure da applicare. Intanto nelle piazze delle principali città gruppi di estremisti, spesso mescolati a rappresentanze di categorie danneggiate dalla pandemia, hanno iniziato una sistematica attività di protesta violenta.
Una situazione a dir poco complicata. A renderla ancor più complicata ci pensano le opposizioni e non solo (nel senso dei renziani, sia quelli di Italia Viva che quelli infiltrarti nel Pd) che cercano di sfruttare politicamente la situazione per ricavarne vantaggi in termini di consenso elettorale.
All'inizio di marzo nei verbali del Cts appare chiara la necessità di salvare il sistema sanitario. Adesso tute e mascherine ci sono, le terapie intensive non tanto anche se sono più di quelle che erano disponibili in primavera. Anche per quanto riguarda l'assistenza ai pazienti e i farmaci da utilizzare, adesso la situazione è migliore rispetto a qualche mese fa.
Ma il problema è che le terapie intensive si stanno progressivamente riempiendo ed il numero di morti, che adesso è intorno ai 300, tra una settimana, a causa dell'attuale numero di contagi salirà a 400 e più. E non bisogna dimenticare che il contagio è diffuso in tutta Italia e non concentrato in zone piuttosto delimitate di cinque o sei regioni.
Per una valutazione degli effetti del dpcm della scorsa settimana era stata fissata la scadenza del 9 novembre, ma la diffusione del contagio in Italia in questo momento è tale che non è possibile non prendere già ora ulteriori misure restrittive, quali la chiusura di alcune città, quella di alcune regioni, quella di tutte le scuole di ordine e grado... L'unica soluzione che possa mitigare il contagio sarebbe il confinamento totale, ma le attività produttive non possono fermarsi.
Ma se la gente continuerà a morire, e non solo in Italia, chi acquisterà la merce prodotta?
Come è possibile intuire, una ricetta alla situazione attuale non esiste e qualsiasi decisione, per un verso o per l'altro, finirà sempre per essere criticabile. L'unica certezza è che in situazioni di crisi dovrebbe esserci unità d'intenti da parte di tutti coloro che appartengono ad una comunità. In Italia, invece, la pandemia è per molti un'occasione da sfruttare a proprio vantaggio.
Difficile credere che questo possa rendere più facile uscire da questa emergenza senza troppi danni.