Scritto in occasione dell’intervento tenuto presso il Centro Studi Bellunese il 30/4/2021

La norma di riferimento per affrontare il tema della comunicazione nella pubblica amministrazione è la Legge 07/06/2000, n. 150 “Disciplina delle attività di informazione e comunicazione delle pubbliche amministrazioni”.

È interessante notare, già nel titolo della legge, come si ponga più enfasi sugli aspetti informativi che su quelli comunicativi. Stiamo parlando di 22 anni fa: i siti istituzionali erano gli unici strumenti online per la pubblica amministrazione, Google muoveva i primi passi e i social network non esistevano. Il web era quindi considerato un canale informativo e comunicativo monodirezionale: dalla pubblica amministrazione verso il cittadino.

Legge n. 150 ha comunque il merito di aver introdotto il concetto di comunicazione come interazione tra la pubblica amministrazione e i cittadini. Dal un punto di vista operativo il testo legislativo istituisce e regolamenta tre strutture quali il portavoce e l’ufficio stampa, che svolgono attività di informazione, e l’ufficio relazioni con il pubblico (URP) con funzioni di comunicazione.

In realtà l’ufficio relazioni con il pubblico era stato istituito con l’articolo 12 del Decreto legislativo 03/02/1993, n. 29 rispondendo alle esigenze, espresse nelle precedenti leggi, di garantire la trasparenza amministrativa e la qualità dei servizi e di fornire uno strumento organizzativo adeguato per gestire il contatto diretto con i cittadini.

Circa dieci anni dopo, nel 2009, il Ministero della Pubblica Amministrazione e l’Innovazione emana il vademecum "Pubblica Amministrazione e social media" nel quale sono illustrate le opportunità date dai social network nei criteri di trasparenza che ogni pubblica amministrazione dovrebbe adottare nei confronti dei cittadini. L’obiettivo del vademecum è approfondire le modalità con le quali i social media possono essere utilizzati dagli enti pubblici per migliorare la comunicazione e il contatto diretto con i cittadini.

Il vademecum richiama le attività di informazione e comunicazione istituzionali di cui alla Legge n. 150 che, all’art. 1, comma 4, espressamente prevede che tali attività siano finalizzate a:

  • favorire la conoscenza delle disposizioni normative
  • illustrare le attività delle istituzioni e il loro funzionamento
  • favorire l’accesso ai servizi pubblici
  • promuovere conoscenze allargate e approfondite su temi di rilevante interesse pubblico e sociale
  • favorire processi interni di semplificazione delle procedure
  • promuovere l’immagine delle amministrazioni

Il vademecum contiene anche alcuni consigli procedurali sull’organizzazione dei social nella pubblica amministrazione e sulla necessità di pianificare la presenza delle amministrazioni su queste piattaforme.

Dopo l’emanazione del vademecum dobbiamo attendere ulteriori dieci anni quando, a metà del 2020, il gruppo di lavoro sulla riforma della comunicazione pubblica e social media policy nazionale, promosso presso il Ministero della pubblica amministrazione e incardinato nel IV Piano d’azione nazionale per l’open government 2019-2021, emana un documento con 10 proposte operative per l’aggiornamento della Legge 07/06/2000, n. 150. Queste proposte tengono conto dell’evoluzione dei processi di comunicazione pubblica in senso digitale e mettono in primo piano la qualità dei servizi al cittadino e la sua attiva partecipazione.

Il dibattito sulla riforma della comunicazione pubblica si arresta un anno fa dopo l’emanazione di questo documento, a causa probabilmente anche delle nuove priorità sanitarie, economiche e sociali portate dal COVID 19.

L’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e delle nuove normative di semplificazione che presto saranno emanate potrebbero essere l’occasione per riprendere i lavori dove si erano fermati, tenendo presente, anche in tema di comunicazione pubblica, la necessità di confrontarsi con la nuova e sempre più importante dimensione europea.