Dopo due anni in cui il prezzo del petrolio è stato molto basso, causando problemi economici e attriti politici in molti dei paesi produttori, ieri a Vienna i produttori che fanno parte del cartello OPEC e quelli che non vi fanno parte hanno deciso di siglare un accordo sul taglio della produzione.

L'accordo ha fatto seguito ad una discussione durata un anno. Adesso, però, dopo che è stato siglato sarà necessario vedere se i patti saranno realmenti osservati. Da parte dell'OPEC, infatti, già in passato si è barato sulla reale quantità di greggio estratto.

Ma anche i paesi non OPEC, Russia in testa, in passato non hanno mantenuto gli accordi. Quindi, nonostante le promesse, adesso è da vedere se queste saranno realmente mantenute, al di là delle entusiastiche dichiarazioni di facciata, come ad esempio quella del ministro dell'Energia saudita Khalid al-Falih o del suo collega russo Alexander Novak.

L'OPEC taglierà 1,2 milioni di barili al giorno a partire dal 1 gennaio, di questi 486.000 saranno della sola Arabia Saudita. I paesi non OPEC ridurranno la produzione a 558.000 barili, di cui 300.000 saranno quelli della Russia.

Adesso resta da vedere quale sarà il frutto di questo accordo sui mercati e quale sarà il nuovo prezzo di riferimento del greggio. Per quanto riguarda la stabilità dell'accordo, oltre ai dubbi sulla produzione reale, ci sono fattori esterni che potrebbero essere, in futuro, determinanti.

Gli USA con un rialzo del prezzo del greggio vedranno tornare di nuovo conveniente l'estrazione dello shale oil, tanto che è già in allestismento una flotta per incrementare l'esportazione di quel tipo di prodotto verso oriente. Sicuramente un elemento di concorrenza che potrebbe influire sugli equilibri dei produttori "classici".

Infine, non possono essere dimenticati i problemi geo politici che riguardano Libia e Nigeria in Africa e Iran e Iraq in medioriente. La situazione politica di quelle aree non potrà non influire sulla produzione, sulla distribuzione e sul prezzo del petrolio.

L'accordo di Vienna è per i produttori di greggio un successo dal punto di vista mediatico e, in un primo momento, avrà sicuramente conseguenze positive per l'aumento del prezzo e la sostenibilità dei costi di estrazione. Se e quanto questo accordo potrà durare è francamente impossibile prevederlo.