Si chiamavano Tomer Morad ed Eytam Magini, entrambi 27enni ed amici, i due israeliani uccisi giovedì sera in un bar di Dizengoff Street, una delle vie centrali di Tel Aviv, da un palestinese che nell'attacco ha ferito anche una decina di persone. 

L'autore del gesto, Ra'ad Hazem, almeno secondo quanto comunicato dalle forze di polizia israeliane, è stato scoperto nella notte di venerdì a seguito di una massiccia caccia all'uomo ed è stato ucciso. Aveva 28 anni ed era di Jenin, città palestinese nel nord della Cisgiordania.

Naturalmente, dell'attentato contro due israeliani a Tel Aviv hanno dato notizia tutti i media internazionali, dando conto delle dichiarazioni di plauso delle fazioni di Gaza, che però non ne hanno rivendicato la paternità. 

Nessuno di quei media, invece, ha ritenuto opportuno riportare la morte di tre palestinesi avvenuta sabato scorso a sud di Jenin oppure il ferimento, oggi, di quattro palestinesi durante la protesta settimanale contro la costruzione di nuovi insediamenti israeliani nel villaggio di Kafr Qaddum, nella provincia di Qalqilia in Cisgiordania.

E non hanno neppure riportato la notizia che le forze israeliane hanno limitato ai palestinesi della Cisgiordania l'accesso alla moschea di Al-Aqsa, dove volevano recarsi per seguire la preghiera del venerdì.

Il Presidente dello Stato di Palestina, Mahmoud Abbas ha condannato l'uccisione dei due israeliani e ha ribadito che l'uccisione di civili palestinesi e israeliani porta solo a un ulteriore deterioramento della situazione. Abbas ha sottolineato anche il pericolo delle continue e ripetute incursioni nella moschea di Al-Aqsa e le azioni provocatorie da parte di gruppi di coloni.

Abbas ha infine indicato che il ciclo di violenze conferma che una pace permanente, globale e giusta è la via più breve e diretta per fornire sicurezza e stabilità ai popoli palestinese e israeliano e ai popoli della regione.

Ma senza il riconoscimento del regime di apartheid da parte di Israele, con relative sanzioni, ad una pace non si potrà mai arrivare. E chi più di altri ha interesse a non arrivare ad una pace è ovviamente Israele (buona parte dei suoi politici e della sua popolazione mira ad inglobare dentro lo Stato ebraico anche la Cisgiordania), che, però, adesso si trova a dover fronteggiare attentati sempre più frequenti all'interno delle sue principali città.