Giovedì, il ministro degli Esteri (!) Luigi Di Maio ha commentato il risultato alla amministrative del M5s dicendo:

"Non abbiamo mai brillato alle amministrative ma non siamo mai andati così male. Non si può dare sempre la colpa agli altri. Non si può risalire all’elezione del presidente della Repubblica per dire che le cose sono andate così male. Credo che bisogna assumersi delle responsabilità".

Non contento, ha poi aggiunto: 

"Serve più inclusività nel M5s. Dovrebbe fare un grande sforzo di democrazia interna. Non veniamo da una storia che si è distinta per democrazia interna, ma proprio per questo, rispetto anche a un nuovo corso servirebbe più inclusività e più dibattito interno. Non si può dare sempre la colpa agli altri. Bisogna anche assumersi responsabilità". 

Parole che, ovviamente, non potevano essere interpretate diversamente se non come un palese atto di accusa nei confronti di Giuseppe Conte, attuale leader del movimento pentastellato, che a stretto giro gli ha risposto in questi termini: 

"Se Di Maio sta uscendo dal Movimento per fondare un nuovo partito ce lo dirà lui. Che faccia lezioni di democrazia interna adesso a questa comunità fa sorridere, visto che quando era leader Di Maio c'era un solo organo: il capo politico". 

E tanto per essere più preciso ha poi aggiunto, intervenendo a Bologna all'evento annuale organizzato da Repubblica:

"Oggi scopro che ministro degli Esteri non condivide linea politica del Movimento che non è stata decisa ieri sera, ma delineata sin dall’inizio, ribadita nei vari consigli nazionali con comunicati ufficiali e deliberata all’unanimità. Mi offende. Evoca il Papeete? È un’offesa a un’intera comunità che a gran voce, con un’assoluta maggioranza, ha sin dall’inizio contrastato una deriva verso il riarmo e verso l’escalation militare”. "Ho fatto due conferenze stampa lunedì e martedì dopo le elezioni amministrative e mi sono assunto tutte le responsabilità. Me le sono assunte, come è giusto che faccia un leader. Non mi sono sottratto. Siamo una comunità in cammino, che ha vissuto vari traumi, sta affrontando un percorso di ricostruzione. Tutti devono dare un contributo. Non abbiamo ancora completata la riorganizzazione territoriale, queste elezioni sono intervenute in questa situazione". 

Oggi Di Maio, evidentemente inviperito nell'esser stato alquanto smascherato dalle parole di Conte, oggi ha voluto replicare:

"Dobbiamo fare tutto ciò che serve affinché nella risoluzione di maggioranza ci sia il massimo sostegno al Premier Draghi. Mi sono permesso semplicemente di aprire un dibattito su alcune questioni e ho ricevuto insulti personali. Temo che questa forza politica rischi di diventare una forza politica dell’odio"."Il nostro elettorato è disorientato perché quando si pongono dei temi ci sono degli attacchi personali, questo non è accettabile [il M5s di Casaleggio  lo ha fatto fin dall'inizio senza che lui se ne accorgesse o dicesse qualcosa al riguardo, ndr]. Inoltre ,non è chiara quale sia la nostra ricetta per il Paese. Ci sarà un perché nella coalizione di maggioranza, se il Pd sale e noi scendiamo"."A proposito del secondo mandato: il M5S non è una forza politica che sta guardando al 2050, ma sta guardando indietro. Che senso ha quindi cambiare la regola del secondo mandato? Invito gli iscritti a votare secondo i principi fondamentali del Movimento, li invito io perché questa è una forza politica che si sta radicalizzando all’indietro  [a questo punto è certo che vuole fondare un suo partito o che ha già trovato un seggio sicuro da qualche altra parte, ndr]". "Siamo alla vigilia di un importante Consiglio dell’Unione europea. Faremo di tutto affinché il presidente Draghi vada al tavolo con la massima forza rappresentando il Paese con una colazione compatta. Leggo in queste ore che una parte del Movimento 5 Stelle vorrebbe inserire nella risoluzione che impegna il premier ad andare in Consiglio europeo, frasi e parole che disallineano il Paese dalle alleanze Nato e Unione europea. Noi non siamo un Paese neutrale, ma un Paese che ha alleanze storiche. Non diamo grande prova di maturità politica quando strumentalizziamo il Presidente del Consiglio come abbiamo fatto ieri oppure quando ci vantiamo di aver prodotto il suo viaggio a Kiev che invece è frutto di una grande azione diplomatica del premier stesso".

Sulla exit strategy di Di Maio è intervenuto anche Beppe Grillo che, con un post tra l'involontariamente ironico e il sicuramente stralunato, ha cercato di ricomporre la diatriba come conseguenza relativa al nervosismo di Di Maio causato dal suo destino politico, a rischio nel caso la regola dell'incandidabilità dopo due due mandati dovesse essere confermata dall'esito del voto, visto che sulla questione sono stati chiamati gli iscritti ad esprimersi. Per chi lo volesse leggere questo è l'articolo del fondatore del Movimento...

Il Di Maio, improvvisamente trasformatosi nella controfigura di Renzi che accusa Conte di essere responsabile della qualunque, è semplicemente diventato il pronipote di Remo Gaspari o di Mariano Rumor, un politico che non vuol lasciare la poltrona dopo aver toccato con mano quanto sia comoda e conveniente.

Umanamente, diciamoci la verità, c'è da capirlo. Ha iniziato la sua carriera facendo il bibitaro sugli spalti del San Paolo e, dopo esser diventato presidente della Camera, adesso fai ministro degli Esteri, lui che fino a ieri non distingueva il Cile dal Venezuela e non sapeva neanche collocarli nel Sud America, ammesso che sapesse dove fosse!

Adesso lo vedi stringere mani, partecipare a riunioni, rilasciare dichiarazioni... come se capisse qualcosa di ciò che sta facendo. Lo stesso quando al ministero del Lavoro e a quello dello Sviluppo faceva intendere di risolvere le crisi aziendali, lui che in un'azienda avrà messo piede solo per nlasciare il curriculum per un posto di lavoro qualunque.

Uno del genere, che non ha un mestiere che sia uno, dopo avergli fatto toccare i paradiso, è possibile pensare che possa tornare da dove è venuto, nel più completo anonimato, senza che non tenti in qualche modo di conservare con le unghie e con i denti ciò che ha adesso, o almeno una parte? 

Quella di Di Maio non è una lotta per la sopravvivenza politica, è solo una lotta per la sopravvivenza.