Da quasi due anni ho la fortuna di partecipare a una trasmissione di Telelombardia, un’importante televisione locale lombarda, con la conduzione di Giorgia Colombo, persona e professionista fantastica, in grado di ascoltare, capire e parlare alla pancia delle persone.

Questa opportunità mi ha dato la possibilità di conoscere dall’interno il magico mondo delle televisioni locali e come queste sono un importantissimo fattore di sviluppo locale in grado di parlare al cuore dei cittadini di tematiche complesse in modo semplice. Solo chi tocca con mano dall’interno la passione dei conduttori, la competenza dei tecnici e l’efficienza delle redazioni, può capire quale patrimonio oggi è nascosto dietro queste straordinarie realtà. 

L’Italia è uno stato la cui ricchezza dipende in larga parte anche dalla varietà dei sistemi culturali, ambientali, geografici e sociali. Non sorprende quindi che nel tempo si siano sviluppate oltre 700 televisioni locali (rilevazione di agosto 2020 su dati pubblicati nel sito di Auditel, società che cura la rilevazione degli indici di ascolto televisivi in Italia), nei quali diversi editori sono in grado di offrire una proposta locale molto interessante. 

ll terreno su cui corrono le televisioni locali diventa però sempre più accidentato. Spesso non è stata riconosciuta infatti l’importanza del pluralismo rappresentato da queste emittenti, che si propongono sempre più come “la voce dei cittadini” e concentrano gran parte delle loro energie sull’informazione.

Senza la pretesa di voler raccontare la storia delle televisioni locali in questo articolo, è interessante sapere che la prima televisione locale nasce nel 1972 quando il regista e imprenditore Giuseppe Sacchi crea, non senza difficoltà burocratiche, Telebiella. Il 1976 invece segna la svolta in quanto viene riconosciuto anche alle televisioni private la possibilità di trasmettere via etere, purchè a livello locale. Con l’avvento del digitale terrestre si apre la grande opportunità per la televisioni locali, eliminando il problema delle frequenze limitate. 

Oggi le televisioni locali stanno vivendo un momento di incertezza legato al passaggio al nuovo sistema di digitale terrestre Dvbt2 (digital video broadcasting). Si tratta di una evoluzione tecnologica per trasmettere contenuti tramite digitale terrestre in ultra high definition con un segnale più pulito e con la possibilità di avere una distanza maggiore tra l’antenna che riceve il segnale e il ricevitore che lo trasmette sullo schermo. Il passaggio al sistema Dvbt2 è anche uno dei fattori decisivi per la diffusione su larga scala del 5G perché consentirà di liberare le frequenze della banda 700 MHz, come previsto dal Decreto del ministero per lo sviluppo economico del 08/08/2018, n. 367, che finora era occupata da alcuni canali televisivi e che servirà proprio per il 5G. Le date per gestire questo passaggio (emanazione bandi, assegnazione frequenze e nuove numerazioni, formazione graduatorie) sono modulate su base regionale a partire dal 31 dicembre 2021 fino al 20 giugno 2022.

Il passaggio al sistema Dvbt2 richiede però importanti investimenti di aggiornamento tecnico da parte delle televisioni locali. Il decreto ministeriale pubblicato il 20 gennaio scorso, mette a disposizione 304,2 milioni di euro per gli indennizzi, ma la loro erogazione richiederà alcuni mesi. Anche che Regioni sono scese in campo per aiutare le televisioni locali: il Consiglio della Regione Lombardia, per esempio, ha approvato un emendamento al collegato alla finanziaria del 2021 che istituisce il “Fondo regionale per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione radiotelevisiva locale e testate giornalistiche online” nel quale per l’anno 2021 stanzia un milione di euro.

Seppur apparentemente cospicui, questi finanziamenti non sono sufficienti a valorizzare un settore che, secondo l’ultimo studio economico pubblicato da Confindustria Radio Televisioni, negli ultimi dieci anni ha dimezzato il valore dei ricavi totali.

Occorre partire quindi da queste riflessioni con un nuovo approccio, che consideri le televisioni locali non come un’attività economica, ma come un servizio di pubblica utilità per un spettatore sempre più alla ricerca di un contenuto interessante e utile che trova spesso proprio in queste emittenti.

Secondo alcuni dati il lockdown imposto durante la pandemia di Covid 19 ha portato alcune emittenti addirittura a raddoppiare gli ascolti, con una crescite dell’ascolto medio delle emittenti del 37%. L’emergenza sanitaria ha creato infatti la necessità di conoscere l’emanazione di ordinanze regionali, i luoghi dove fare tamponi, le notizie su aperture e chiusure di scuole.

D’altro canto durante la pandemia le televisioni locali hanno sofferto la riduzione degli introiti pubblicitari dovuti alle difficoltà economiche delle imprese e oggi sono strette da incombenze fiscali sostenibili con sempre più difficolta.

Occorre quindi aprire un nuovo “rinascimento” per le televisioni locali, che le consideri come soggetti strategici per l’erogazione di un servizio pubblico di prossimità. Un rinascimento che deve svilupparsi lungo tre considerazioni fondamentali.

  • Le televisioni locali sono vicino alle comunità locali (lavoratori, disoccupati, imprenditori, anziani, etc.) e ne interpretano i bisogni. Possono trattare tematiche sociali, economiche e culturali di territori liberandosi dai vincoli di una visione nazionale che per necessità deve raggiungere un pubblico vasto con tematiche sovralocali e spesso generiche.
  • Le televisioni locali sono attori dello sviluppo locale, ovvero un canale di promozione per attività economiche, sociali e culturali e contribuiscono a sviluppare un tessuto micro territoriale che non ha risorse per accedere ai canali di promozione nazionale.
  • Le televisioni locali hanno la vocazione a mettere in rete i bisogni di un territorio e dei suoi cittadini con i livelli politici e istituzionali locali (Comuni, Province  e Regioni).

La valorizzazione delle televisioni locali deve quindi partire dal riconoscere il loro ruolo fondamentale nel capire le particolarità dei territori locali, analizzare le tematiche nazionali, coniugare politiche sovralocali con i bisogni del territorio, parlare con i cittadini in modo semplice di temi complessi.