"Il Ministro Padoan ha trasmesso alla Commissione europea il Rapporto sui fattori rilevanti che influenzano la dinamica del debito pubblico italiano, alla luce dei quali i risultati raggiunti possono essere considerati più che soddisfacenti.
In merito al presunto scarto tra il saldo di bilancio previsto per il 2017 dal Governo e il margine ritenuto necessario dalla Commissione onde ridurre progressivamente il debito pubblico, con la lettera di accompagnamento al Rapporto il Ministro indica le iniziative di politica economica capaci di colmare questa eventuale differenza.
Nell’ambito del lavoro di definizione della politica economica di medio periodo, e quindi in vista del DEF, il Governo prenderà tra l'altro provvedimenti di contrasto all’evasione fiscale in continuità con quelli già adottati nel recente passato, estendendone la portata, e di riduzione della spesa, anche grazie alla nuova modalità di costruzione del bilancio dello Stato entrata in vigore con la riforma completata nel 2016."
Questa è l'introduzione rilasciata dal ministero dell'Economia a commento della lettera di risposta alla Commissione UE in merito alla richiesta di intervento sulla legge di bilancio 2017 in cui si chiedeva all'Italia di intervenire sulla manovra per un importo pari a circa 3,2 miliardi di euro.
In pratica Padoan dice a Dombrovskis e Moscovici che quanto fatto dall'Italia con la legge di bilancio 2017 è più che corretto e che ulteriori interventi, indicati in nuovi provvedimenti alla lotta contro l'evasione fiscale e riduzione della spesa, saranno demandati al prossimo DEF.
A questo Padoan ha aggiunto che l'Italia continuerà i suoi sforzi per proseguire nel cammino delle privatizzazioni e delle riforme, senza dimenticare che quelle finora attuate nel campo del lavoro e della giustizia civile stanno gradualmente dando i primi frutti (!!!). Inoltre, il ministro dell'Economia non ha neppure dimenticato di citare migranti e terremoto come ulteriori fattori di spesa di cui l'Europa non può non tenere conto.
Quindi, per Padoan e si presume anche per Gentiloni, ulteriori sforzi all'Italia, in questo momento, non possono essere richiesti perché, oltre che di difficile attuazione, avrebbero come risultato di fermare la crescita, seppur faticosa, della nostra economia, interrompendo così i primi passi verso il risanamento del debito che già dal prossimo anno dovrebbe almeno fermarsi, se non iniziare a scendere.
Le dichiarazioni di Matteo Renzi, che ieri aveva criticato l'Europa perché gli interventi di ammonimento e di aggiustamento delle politiche dell'Unione riguardano solo i paesi del Mediterraneo e mai quelli del Nord Europa, avevano anticipato i termini della risposta dell'Italia alla Commissione UE.
A questo punto le possibilità sono due. La prima è che questa lettera fosse concordata con la Commissione e che, pertanto, la Commissione possa esser soddisfatta della risposta. La seconda è che il contenuto non sia invece quello atteso da Bruxelles e, in tal caso, si andrà allo scontro con possibili sanzioni e commissariamento per l'Italia.
La scelta fatta dall'Italia è supportata anche dalla necessità, per il Partito Democratico che supporta il governo come partito di maggioranza, di mostrare un atteggiamento fermo nei confronti dell'Europa per poterlo poi spendere in chiave elettorale al prossimo appuntamento per le politiche.
A questo punto, non rimane che attendere la risposta di Bruxelles che, però non sembra ancora aver abbandonato la strada del rigore a tutti i costi.