di Marco TordiglioneSi sente più spesso parlare del termine transizione “energetica”, “digitale”, “economica”, etc., mentre il mondo sta cambiando a una velocità senza precedenti.

La tendenza globale dei sistemi economici, sociali e culturali, frutto dell'esperienza recente della pandemia, traccia il segno di un cambiamento epocale destinato a costituire nuovi modelli comportamentali.

Nell'era digitale e della ricerca di un frenetico rinnovamento atto ad ottimizzare le risorse, sulla base di analisi sempre più complesse e dalla incessante fame di confronto economico dei diversi Paesi, sussiste una visione per grandezze “macro” ove l'individuo in quanto tale, la persona e/o il singolo, rimane assorbito.

La rivoluzione tecnologica, intrapresa da anni e con le sue implicazioni, concerne quasi tutti gli aspetti della società, in un processo evolutivo nuovo ed arricchito da “influenze artificiali”. 

L’invasione digitale segna un passaggio in rapida ascesa con le sue conseguenze positive e negative, provocando cambiamenti anche nel tessuto sociale dove le tradizioni popolari e l'esperienza delle classi meno giovani subiscono un duro colpo.

Ciclicamente l'uomo è sempre stato interessato da fasi radicali e/o cambiamenti che hanno costretto il medesimo a trovare rimedi, soluzioni innovative o più semplicemente la spinta motivazionale per andare avanti. 

Lo scenario attuale, caratterizzato dall'aumentare del costo e della produzione delle materie prime e del consumo energetico, tende a rendere sempre più arduo e complesso la gestione delle risorse scarse.

Non si tratta di argomentazioni solo economiche ma tutto ciò va inquadrato in un contesto multidisciplinare, dalla scienze sociali agli studi giuridici per far fronte a nuove domande ed esigenze di tutela e di giustizia. La fisionomia del mondo è già cambiata: le distanze ed i confini geografici non rappresentano un limite alla circolazione e/o alle possibilità che abbiamo di spostarci. 

Un esempio può essere ricavato dal “mercato del lavoro e delle competenze”, dove l'“asset” che viene richiesto alla persona è destinato ad arricchirsi e specializzarsi, tanto che si delineano nuove figure professionali al passo con l'era digitale mentre i lavori tradizionali e/o manuali rischiano di rimanere vacanti.

Altro aspetto, l'ordine mondiale in un contesto di forte crescita contrapposto alle carenza di risorse primarie rischia di divenire più fragile e precario. La governance mondiale non riesce a mantenere una stabilità tale da supportare differenze geo-politiche e culturali, anche perché sempre persone siamo e non macchine.

Secondo accurati studi e dossier in materia si possono individuare e sintetizzare tre rivoluzioni sistemiche nei prossimi anni: - rivoluzione tecnologica ed economica; - rivoluzione sociale e culturale; - rivoluzione geopolitica, quest'ultima di estrema attualità.

Da non trascurare anche i cambiamenti climatici, rispetto ai quali occorre fare qualcosa di più e di concreto in modo da affrontare la frammentazione del mercato dell’energia e della transizione verso le fonti energetiche rinnovabili, mediante politiche adeguate e coerenti. Soprattutto tenere conto della salute dell'uomo.

D’altro canto si verificano anche effetti positivi come la rivoluzione digitale che semplifica i rapporti tra cittadino e pubblica amministrazione, che agevoli e diffonda la cultura e l'istruzione, o nel campo dell’energia, etc. 

Lo sviluppo economico, a livello globale e locale, va però controllato poiché con una crescita frenetica si sviluppano anche rischi legati alle questioni ambientali e corruttive, come dimostrano i casi di frodi alimentari e l’inquinamento che affligge grandi aree urbane, con importanti ripercussioni sulla salute pubblica. 

Pertanto ci sono conseguenze positive che una “transizione” può e deve generare: un miglioramento delle comunicazione nell'assetto di un mercato globale ed unico, nuove opportunità di scambio ed interazione culturale, miglioramento di processi produttivi ed ottimizzazione delle risorse, etc., ed in tal senso l'innovazione è una chiave di lettura importante che può migliorare la vita dell'individuo.

Tuttavia la digitalizzazione ha modificato le abitudini e gli stili di vita di ciascuno di noi. Il fenomeno dei “social” è la prova di come ci troviamo di fronte ad un trend dell'era digitale che ci ha investito nel privato e nel quotidiano, come una soluzione e/o una cura per ogni forma di isolamento, o più genericamente la risposta alle necessità di entrare in contatto con gli altri, spesso in modo solo “virtuale”.

Quindi da una visione globale ad una più circoscritta dell'individuo si può affermare che è in corso una transizione epocale, rispetto alla quale l'interazione delle ICT nelle relazioni tra esseri umani ed i fenomeni di sfruttamento dei social si sviluppa nei modi più svariati, fino a sconfinare anche in forme dai contenuti ambigui.

Non mancano influenze che segnano il passo di nuove tendenze,  alcune trasgressive, tanto che alcune piattaforme digitali sono occasione per consentire non soltanto l'interazione tra individui ma un innovativo “mercato del lavoro” ed opportunità di guadagno.

In effetti già da qualche tempo, soprattutto nuove generazioni di “cyber imprenditori”, “influencer”, “blogger” etc., rappresentano delle figure che sfruttano la propria immagine utilizzando applicazioni e piattaforme di intrattenimento, assumendo vesti di veri e propri imprenditori di se stessi.

Già di per sè il termine influencer indica un “personaggio di successo e popolare nei social network, che è in grado di influire sui comportamenti e sulle scelte di un determinato pubblico”. 

“Postare” e/o riprendere con video ed audio momenti quotidiani, esaltando l'immagine o la propria capacità di attrarre il pubblico (in questo caso utenti, followers, etc.,) che a sua volta è spinto ad imitare o immedesimarsi negli stili di vita di chi è riuscito ad avere successo.

E qui sta il perno su cui si muove questa transizione digitale nel privato, ovvero la ricerca del “successo” o di “apparire” anche senza compromessi, a volte sperimentando e mercificando la propria immagine per acquisire più consensi possibili. Se tutto questo si traduce in un guadagno ed in una opportunità di un tenore di vita superiore ne consegue che nella massa si sprigiona l'idea che tutto è possibile. 

Ciò che nella realtà non è così. Non mancano studi che spiegano come gli effetti negativi dei social media possono includere isolamento sociale, bassa autostima e frustrazione che possono derivare da un uso eccessivo del digitale. 

Ora non tutto è da biasimare anzi si trovano anche degli effetti positivi al fine di migliorare una interazione tra famiglia, amici, magari distanti geograficamente, oppure canali digitali innovativi che uniscono idee, progetti e persone capaci effettivamente di realizzare nuove opportunità di lavoro; tuttavia si trovano in rete forme di “socializzazione” dal contenuto “ambiguo” ed il pericolo è che i soggetti più vulnerabili cadono nella tentazione di utilizzare in modo distorto i social media e seguire la moda del momento.

Ancora una volta è necessario che l'innovazione si accompagni al buon senso ed al rispetto dell'individuo e degli utilizzatori, specie le classi più giovani che potrebbero avere dei modelli di riferimento non reali e che possono pregiudicare il percorso di crescita e di formazione della personalità.

Quindi l'avvento dei social network, ormai ce ne sono migliaia e dai contenuti più svariati, ha cambiato il mondo nell'ambito di un processo di globalizzazione attivo e frenetico.

Se da un lato la tecnologia risulta accrescere in modo positivo le nostre opportunità di interazione, dall'altro un eccessivo utilizzo può avere un impatto negativo sul benessere psicologico di una persona. 

La carenza o la mancanza di interazione digitale può infatti causare un “vuoto”, un isolamento da colmare e la paura di non essere connessi.

Quindi occorre sfruttare al meglio e con razionalità i canali digitali in grado di offrire risorse importanti, ad esempio, nel campo della ricerca, istruzione, formazione professionale e sviluppo delle competenze, nell'ambito di un mercato globale dove la conoscenza e l'acquisizione delle informazioni viene esteso in modo positivo e vantaggioso per tutta la società. Consentire, altresì, a chi non ha la possibilità concreta di connettersi, magari a causa di mancanza di risorse economiche o altro, di poter partecipare a percorsi agevolati e/o sostegni al fine di favorire una maggiore inclusione.

Valutare ed “istruire” i più giovani che l'avvento di una nuova industria digitale, relativa allo sfruttamento della propria immagine, o di mode orientate a promettere alti guadagni in cambio di pratiche digitali ambigue ed esasperate, non è la soluzione per avere successo. 

Ciò rappresenta una delle conseguenze e delle distorsioni provocate dalle potenzialità dei canali digitali, che rischiano di generare l'idea ed una cultura impoverita di valori e consapevolezza. Modelli comportamentali che di fatto non realizzano momenti di interazione sociale ma “dipendenze” che sfruttano l'isolamento delle persone e/o la loro incapacità di andare oltre il tessuto digitale.