Chiunque sia minimamente e correttamente informato del conflitto in atto a Gaza, di conseguenza non avrà potuto esimersi dall'esprimere sorpresa, perplessità e rabbia per la disinformazione con cui sui media italiani viene documentato il genocidio che Israele sta perpetrando nella Striscia.

La tragicommedia allestita per nascondere il massacro di civili palestinesi che va avanti da mesi da parte dello Stato ebraico e che ha causato ormai più di 100mila vittime (tra morti e feriti), nei giorni scorsi ha avuto il suo apice con la censura Rai nei confronti di due artisti che avevano semplicemente promosso un messaggio di pace... "stop al genocidio".

L'ambasciatore  in Italia di Israele, uno Stato che secondo la Corte Internazionale di Giustizia dell'Aia (tribunale che opera per conto delle Nazioni Unite) è plausibile che possa essere accusato di genocidio, si è scandalizzato per tale affermazione chiedendo alla Rai di intervenire. 

E la Rai, i cui vertici fanno riferimento all'attuale maggioranza di governo (estremisti dell'estrema destra, che anche nel 2006 inneggiavano a Mussolini), è subito intervenuta per assecondare il diktat di uno Stato probabilmente criminale per censurare un messaggio che invita a fermare un massacro.

Questo è quello che è avvenuto un paio di giorni fa.

Definirlo uno scandalo, oltre che una follia, è il minimo. E per tale motivo oggi, a Napoli, alcuni partiti e movimenti hanno organizzato un manifestazione di protesta di fronte alla sede Rai: Rete Napoli per la Palestina, Centro Handala-Ali, Potere al popolo, SiCobas Napoli, Laboratorio politico Iskra, Ex Opg Je So' Pazzo.

Questo il resoconto fornito dagli organizzatori di quanto è accaduto:

"A Napoli oggi più di 500 persone hanno manifestato in presidio sotto la sede Rai per denunciare la negazione del genocidio, la censura e la narrazione filo-israeliana della rai, evidenziata dal comunicato dell'Ad Roberto Sergio letto in diretta nazionale domenica scorsa.La TV pubblica è la scorta mediatica del genocidio israeliano. Non solo censurano costantemente il genocidio in corso a Gaza, ma esprimono una posizione apertamente filo-sionista davanti a milioni di telespettatori.Abbiamo provato a interloquire con i dirigenti RAI di Napoli, ma ancor prima che si potesse creare una delegazione per chiedere un'intervista il presidio è stato violentemente caricato, provocando diversi feriti.Recentemente, in sede della Corte Internazionale di Giustizia, sono state votate sanzioni contro Israele e contro qualsiasi forma di incitazione al genocidio. Nonostante ciò nella televisione italiana, e non solo, risulta difficile parlare di Palestina nei termini di una vera e propria pulizia etnica.Ancora una volta pare che qualsiasi tipo di discordanza con la narrazione dominante che vede Israele come unica democrazia del Medio Oriente venga non solo censurata, come è successo a Ghali durante il festival di Sanremo, ma addirittura repressa violentemente con Polizia e manganelli contro manifestanti pacifici.Ciò mentre un recente sondaggio dimostra che oltre l'80% degli italiani vogliono un immediato e permanente cessate il fuoco.Gli attivisti e le attiviste oggi denunciano come la televisione pubblica non sia altro che lo specchio delle politiche genocide, razziste e xenofobe del governo.Pretendiamo una televisione pubblica che non minacci la libertà di parola, che non censuri e non neghi un genocidio in atto (oltre 100.000 tra uccisi e feriti gravi, di cui il 70% donne e bambini, come ha evidenziato la Corte Internazionale di Giustizia), non vieti a nessuno di parlare di Palestina nel tentativo di cancellarla dalla memoria e dalla storia in perfetto accordo con le politiche sioniste d'Israele.Mentre siamo in presidio, Israele continua la sua opera di genocidio a Gaza, e solo ieri a Rafah ci sono stati più di 170 uccisi.Alla fine della giornata di lotta la Rai ci ha concesso solo un minuto di intervista con una rappresentante dei palestinesi a Napoli appartenente al centro culturale Handala Ali. Pretendiamo un'informazione completa che rispetti le voci della popolazione palestinese e la realtà del genocidio".

Evidentemente, per l'ambasciatore israeliano, per i vertici Rai e per i (post) fascisti al Governo che erano intervenuti per lamentarsi dell'accaduto nei confronti della tv di Stato, chi aveva promosso lo stop al genocidio, avrebbe invece dovuto promuovere un messaggio in cui si inneggiava al massacro, alle uccisioni, agli smembramenti, agli squartamenti... dei civili palestinesi.

In quel caso, evidentemente, Israele avrebbe applaudito.