Marco Petillo, attraverso l’arte, da anni contrasta il lessico del razzismo e del linguaggio che esclude, nelle scuole concepite come spazi sicuri per un dialogo interculturale.

Incontro a Salerno Marco Petillo, architetto dal lungo excursus politico nel partito socialista italiano, con la delega allo sport nella giunta De Luca nel 2011 e quindici anni nell’amministrazione comunale come consigliere e assessore.

È inoltre docente di educazione artistica, pittore e scultore. I suoi lavori sono apprezzati in tutta Italia e in passato si è occupato proprio del filone tra arte e non violenza.

Profondamente innamorato del mare e ottimo pescatore, da sempre ritiene che un intervento in mare, rispetto ad esseri umani in difficoltà, è un obbligo per una collettività che si voglia ritenere civile.

L’Arte e la Nonviolenza, quali espressioni di ragione e spiritualità, come possono impedire che la ragion di Stato divori lo Stato di Diritto?Ecco vede, artisti sia noti che meno noti in Italia e nel mondo, da sempre pungono con la spada della cultura. Perché la politica dell’odio e dei luoghi comuni si combatte anche e soprattutto con la cultura.

 
Prof. Marco Petillo, la scuola che ruolo potrebbe o dovrebbe avere?La scuola è presente nell’educare i ragazzi alla convivenza civile, né tantomeno questi mostrano insofferenza verso i loro compagni “diversi”, per razze o religioni.Ma spesso le famiglie “diseducano” tutto quello che viene a loro indicato dalla classe docente che nella maggior parte dei casi è aperta e disponibile più degli altri a comprendere ed educare .


Ritiene ci sia stato un inasprimento dei comportamenti razzisti negli ultimi anni?
La paura e l’insicurezza di un futuro sempre più incerto è terreno fertile per le nuove destre che mai come in questi ultimi tempi trovano consenso popolare sempre più crescente.La recessione e le difficoltà economiche delle nazioni più ricche, come la nostra, non fanno che aumentare a dismisura l’egoismo e il “reazionario” che è presente nell’uomo comune. C’è chi ne fa populismo a buon prezzo con un facile tornaconto in termini elettorale.


Come rappresenta e descrive Marco Petillo la Salerno di oggi: capitale dell’accoglienza o una kasbah senza regole?Salerno è certamente una città ospitale, costruita intorno ad un vecchio nucleo storico, cresciuta a dismisura negli anni del secondo dopoguerra. Si è sviluppata urbanisticamente in maniera disordinata e approssimativa con il boom economico del dopoguerra.Cilentani, lucani e calabresi, si trasferirono in città negli anni 50 e 60 integrando e sostituendo in gran parte il nucleo originario dei salernitani storici e delle antiche famiglie nobiliari.Attualmente la ritengo in una fase di transizione. Una città divisa tra tradizionalisti e progressisti, tesa verso una nuova identità, con le naturali difficoltà e contraddizioni spesso evidenti.

Mi dica i colori del futuro.I miei colori spaziano dai blu del mare, ai gialli delle ginestre e ai rossi della passione usati in maniera materica con decise pennellate dense di colore e con soggetti mai statici ma sempre in divenire. Non a caso “Onirica” è il titolo che ho dato all’ultima personale che ho effettuato lo scorso anno alla quale sono succedute tante altre.