Esteri

Israele, proteste e sciopero generale: si fa sempre più pressante la richiesta a Netanyahu di un accordo per il cessate il fuoco a Gaza

Secondo le stime dei media israeliani, sono state 500.000 le persone che domenica hanno manifestato a Gerusalemme, Tel Aviv e altre città israeliane per imporre al governo Netanyahu il raggiungimento di un accordo per il cessate il fuoco a Gaza e la liberazione dei prigionieri detenuti nella Striscia, dopo la notizia del ritrovamento dei corpi di sei di loro che, secondo lo Stato ebraico sarebbero stati assassinati da Hamas.

A Gerusalemme, i manifestanti hanno bloccato le strade e si sono radunati davanti alla residenza del primo ministro. Altri manifestanti hanno bloccato la principale autostrada di Tel Aviv, sventolando bandiere con le immagini delle sei persone morte. La televisione israeliana ha trasmesso scene in cui la polizia utilizzava cannoni ad acqua contro i manifestanti che avevano occupato le strade, con i media locali che riportano 29 arresti.

Alla manifestazione è seguito l'annuncio di uno sciopero generale, indetto per lunedì e attualmente in corso, che sta bloccando molti settori del Paese, a partire da quello dei trasporti. 

Il ministro delle Finanze Smotrich aveva cercato di impedirlo, ma senza riuscirvi. L'Histadrut, la principale organizzazione sindacale israeliana, ha comunque ridotto l'estensione dello sciopero, originariamente di 24 ore, che terminerà invece alle 18:00 di oggi.

Favorevoli ad un accordo con Hamas, anche rinunciando ai nuovi diktat di Netanyahu che mira ad avere comunque una presenza nella Striscia dell'IDF che inevitabilmente ne determinerebbe il controllo,  il ministro della Difesa Yoav Gallant e il leader dell'opposizione (ed ex primo ministro) Yair Lapid, con quest'ultimo che denuncia anche le difficoltà dell'esercito.

Hamas, facendo riferimento ad un documento concordato con gli Stati Uniti a inizio luglio dice di essere pronto a dar seguito ai punti dell'accordo stilati in quella stesura, ribadendo che non vi saranno possibilità di intesa in caso di presenza dell'esercito israeliano al confine con l'Egitto e al centro della Striscia.

L'amministrazione USA, in piena confusione, da mediatrice si è più volte fatta promotrice dei voltafaccia e delle menzogne di Netanyahu, cui non credono più neppure gli stessi israeliani, rimangiandosi gli ultimatum che aveva lanciato in precedenza, con l'unico risultato di promuovere il senso d'impunità alla base dell'agire criminale dello Stato ebraico.

Adesso, secondo il Washington Post, Biden starebbe stilando un nuovo accordo definito "prendere o lasciare" che, nel caso in cui venisse rifiutato da entrambe le parti, farebbe sì che gli Stati Uniti si ritirassero dal ruolo di mediatore.

Quello che in molti fanno finta di non vedere e di non capire è quanto accade in Cisgiordania... che spiega perfettamente quale sia il vero scopo del governo Netanyahu insieme al genocidio in corso a Gaza, dove continua il massacro dei civili: scacciare i palestinesi dalla loro terra... definitivamente, in modo da completare il "furto" iniziato nel 1947.

Autore Ugo Longhi
Categoria Esteri
ha ricevuto 368 voti
Commenta Inserisci Notizia