Alla dismissione dei luoghi di culto e al loro nuovo destino sarà dedicata la due giorni di convegno a novembre (il 29 e il 30) che si svolgerà a Roma con della collaborazione della Pontificia Università Gregoriana, del dicastero vaticano della Cultura e dell’Ufficio nazionale per i beni culturali ed ecclesiastici e l’edilizia di culto.

Anche se non esistono statistiche puntuali, il fenomeno dismissione chiese, ha spiegato mons. Valerio Pennasso, direttore per la Cei dell’Ufficio che si occupa dell’edilizia di culto nel corso di una conferenza stampa in cui è stata presentata la due giorni, in Italia «è nell’ordine delle centinaia».

I problemi maggiori, ha segnalato mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei nominato a capo dell’Apsa (Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica), arrivano quando «le chiese non appartengono più alle diocesi o alle parrocchie ma vengono cedute ai privati che ne fanno ciò che vogliono».

Anche se i Vescovi da tempo chiedono che le chiese dismesse mantengano la loro aura di sacralità, non sono rari i casi in cui, ha spiegato il cardinale Gianfranco Ravasi, ministro della Cultura del Vaticano, i luoghi di culto dismessi si trasformano in locali commerciali: "A volte diventano garage, gelaterie, pub. A Praga c’è addirittura una chiesa barocco-boema che è stata alienata e trasformata in un night club".

Il fenomeno è da studiare in tutta la sua complessità. Il problema della dismissioni oggi si pone con più urgenza all’attenzione della Chiesa a causa della secolarizzazione avanzata della società.

Ravasi e Galantino hanno analizzato anche le cause che portano alla dismissione dei luoghi di culto: «Motivazioni economiche per cui mancano soldi per mantenerli, problemi legati alla crisi di vocazione dei sacerdoti.»

La questione non riguarda solo l'Italia, ma coinvolge le chiese di tutto il mondo. «Proprio ieri – ha segnalato ancora Ravasi – il vescovo di Bilbao, senza sapere del nostro convegno, mi diceva che il problema è molto sentito anche in Spagna, dove oramai solo il 34% di nuovi nati si battezza.

La due giorni di convegno "Dio non abita più qui" servirà ad ascoltare anche le comunità. «La situazione si è fatta pesante» dice Ottavio Bucarelli, docente della Pontificia Università Gregoriana.