"Presentata oggi, in cabina di regia - alla presenza anche dei rappresentanti della Conferenza delle Regioni, ANCI e UPI - la bozza di proposta per la revisione del PNRR e del Capitolo Repower Eu, che sarà successivamente sottoposta all'esame della Commissione UELa revisione del Piano è stato uno dei principali impegni che il Presidente Giorgia Meloni e il Governo hanno assunto a inizio legislatura e che ha visto in questi mesi un lavoro di confronto e coordinamento con tutte le amministrazioni coinvolte, e con lo stesso esecutivo di Bruxelles. Infatti, i mutamenti del contesto di riferimento, la presenza di condizioni oggettive così come indicate nel Regolamento Eu, le criticità emerse nella fase di attuazione del PNRR hanno reso indispensabile effettuare una ricognizione puntuale dei progetti inclusi nel Piano al fine di individuare le modifiche e le integrazioni necessarie per conseguire i traguardi e gli obiettivi previsti fino al 30 giugno 2026.Al tempo stesso, anche alla luce dello strumento RepowerEu, e del rispettivo regolamento, si sono previste una serie di misure d'investimento e di riforme per raggiungere in maniera strutturale gli obiettivi di competitività, sicurezza e autonomia energetica indicati dall’Europa. Il REPowerEu, inoltre, rappresenta per l’Italia una importante sfida per trasformare il nostro Paese nell’Hub energetico del Mediterraneo cosi come indicato in diverse occasioni dal Presidente del Consiglio Meloni.Come abbiamo più volte ribadito, il successo del PNRR non è il successo di questo Governo ma è il successo dell'Italia, e soprattutto rappresenta il più grande investimento per le future generazioni, e per rafforzare la competitività e la sostenibilità del nostro Paese".

Ma che cosa ha rivisto, anzi "tagliato" dal Pnrr il ministro Fitto?

15,9 miliardi di euro che a suo dire saranno rifinanziati con altre fonti, come il Piano complementare e le risorse per la coesione territoriale. 

Si tratta per lo più di progetti in essere che sono confluiti nel Pnrr e che in sede di attuazione e rendicontazione hanno mostrato rilevanti criticità. In molti casi i progetti non sono risultati coerenti con le condizioni imposte dal Piano, come il principio di Non Arrecare Danno Significativo (Do-No-Significant-Harm, DNSH) che richiede di impostare i progetti di investimento secondo requisiti stringenti di rispetto dell’ambiente e di sostenibilità. 

6 miliardi di definanziamento riguardano gli interventi per la resilienza del territorio e l’efficienza energetica dei Comuni, 3,3 miliardi gli investimenti di rigenerazione urbana volti a ridurre l’emarginazione e il degrado sociale, 2,5 miliardi i piani urbani integrati (tra cui gli stadi di Firenze e Venezia), quasi 1,2 miliardi sono relativi alla gestione del rischio alluvione e dissesto idrogeologico, 1 miliardo l’utilizzo dell’idrogeno, 725 milioni le aree interne, 675 milioni la promozione di impianti innovativi incluso offshore, 300 milioni la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie, 110 milioni la tutela del verde urbano e extraurbano.