Queste elezioni, almeno, saranno divertenti. Sì, è vero, ci sono notevoli possibilità che i fascisti (Meloni e Salvini) possano governare il Paese con l'aiuto dell'affarista (appellativo evita denunce) Berlusconi, con l'aggravante che potranno pure rendere il Paese una specie di Ungheria bis, modificandone poi l'assetto costituzionale... e che c'è da ridere in tal caso?

Nulla. Però, prima di arrivare al voto, potremo ascoltare tante di quelle stupidaggini che verranno propagandate come cose serie, che, inevitabilmente non potranno non farci scompisciare dalle risate. 

Lo dimostra già Enrico Letta, con l'ultima intervista rilasciata a Repubblica, dove il segretario dem fa capire che cosa intenda per quello che fino a ieri aveva definito "campo largo".


Dica la verità, lei ha già le idee chiare su chi imbarcare e chi no.

"Martedì ne parlerà la direzione, sono abituato a decisioni collegiali, non a colpi di testa o personalismi. Sono tre i criteri che mi sento di proporre sulle alleanze: chi porta un valore aggiunto, chi si approccia con spirito costruttivo e chi non arriva con veti. In una vacanza di due settimane in camper non porti qualcuno che, appena salito, chiede a un altro di scendere. Ma voglio essere chiaro: la coalizione non è il cuore, contano le idee".

Le faccio dei nomi: Calenda?
"Calenda, di tutti i protagonisti possibili, è il più consistente dal punto di vista dei numeri e ha svolto in Europa un lavoro interessante e in parte condiviso. Discuteremo con lui con spirito costruttivo".

Speranza?
"È una delle personalità che spero possano candidarsi nella lista aperta del Pd. Glielo chiederò".

È il rientro degli scissionisti di Articolo 1?
"È il segno dell'apertura della nostra lista".

Di Maio?
"Tra le personalità che vengono dal M5S è la più influente e con lui sicuramente continuerà il dialogo già aperto".

Renzi?
"Parleremo con tutti". 

Anche con i ministri ex Forza Italia?
"Certo. Lo dico anche a coloro che a casa mia storcono il naso. Non si tratta di far entrare Gelmini, Carfagna e Brunetta nel Pd, ma di tre persone che hanno dimostrato grande coraggio, lasciando il certo per l'incerto, e un seggio garantito, perché in dissenso con un centrodestra guidato dai nazionalisti e dagli antieuropeisti. Meritano apprezzamento".

Ma è davvero praticabile e auspicabile un cosiddetto fronte repubblicano, cioè una coalizione, per ipotesi, da Toti a Fratoianni? O il rischio è il bis della litigiosa Unione di Prodi?
"Non voglio tracciare confini, dico solo che, se non convinciamo a votare per noi elettori che stavano con il centrodestra, magari anche alle ultime amministrative, la partita non si gioca nemmeno. Abbiamo in vigore la peggiore legge elettorale possibile, che obbliga ad alleanze elettorali, e anche dall'altra parte le divisioni sono evidenti. Dobbiamo essere molto forti nell'identità, allo stesso tempo il raccordo con l'esperienza del governo Draghi è utile a convincere del nostro progetto i moderati del campo opposto. Tra le associazioni che hanno chiesto che Draghi continuasse ce ne sono molte vicine in passato al centrodestra. Non voglio che votino, che so, Forza Italia. Non deve ripetersi".

Ma non solo Letta propone un menù che in una stessa portata presenta cavolo lesso e profiteroles, ma pretende pure di definirsi "di sinistra" annunciando come programma elettorale elementi della cosiddetta "agenda Draghi", qualunque cosa sia o possa significare.

Che senso ha andare al voto sull'agenda Draghi? Draghi non c'è, e forse nemmeno un'agenda così ben definita.
"Usciamo rapidamente da questo tormentone dell'agenda Draghi. Si tratta di un punto di partenza e non del programma della coalizione. Per un motivo semplice: nel governo di unità nazionale c'era anche la Lega e dunque nel programma non c'erano misure che noi avremmo voluto, come per esempio lo ius scholae. Noi vogliamo andare molto più avanti, sul lavoro, sulla giustizia sociale, sulla lotta alle disuguglianze e sui diritti".

E bravo Letta che ritiene che a Renzi, Calenda e Brunetta possano interessare la giustizia sociale e i diritti del lavoro! Ma come è possibile, visto che si sono impegnati nel dire e nel fare sempre l'esatto contrario di ciò che uno si attenderebbe in relazione a quei temi?

Ma il vero programma di Letta è questo: votate la mia coalizione - qualunque sia - pur di non far governare quella fascistona della Meloni. Una preoccupazione assolutamente reale e condivisibile.

Ma la domanda che l'elettore di sinistra pone idealmente a Letta è in fondo molto banale: ma perché, se dici di essere un partito di sinistra non ti rivolgi unicamente a coloro che dicono di rappresentare la sinistra o idee di sinistra? E se pretendi di essere un partito, perché far riferimento a Draghi? Un tuo programma lo hai o non lo hai? Un'idea di Paese di sinistra ce l'hai oppure no?

In base a quanto detto finora da Letta, la risposta è evidentemente negativa. E, al di là di quanto possano valere o meno le reazioni social alle esternazioni finora rilasciate dal segretario dem, appare evidente che Letta, più che i possibili elettori del Pd, riesca a malapena a rappresentare solo se stesso... ma non è detto!