Al 5 aprile in Italia sono 91.246 le persone che risultano positive alla diffusione del coronavirus, 2.972 in più di ieri. Ad oggi, nel nostro Paese sono stati 128.948 i casi totali di contagio, 4.316 in più rispetto a ieri, in diminuzione di circa 500 in relazione al dato precedente.

Nel dettaglio: i casi attualmente positivi sono 28.124 in Lombardia, 12.837 in Emilia-Romagna, 10.177 in Piemonte, 9.409 in Veneto, 5.185 in Toscana, 3.578 nelle Marche, 3.186 nel Lazio, 3.093 in Liguria, 2.621 in Campania, 2.022 in Puglia, 1.774 in Sicilia, 1.795 nella Provincia autonoma di Trento, 1.363 in Friuli Venezia Giulia, 1.420 in Abruzzo, 1.226 nella Provincia autonoma di Bolzano, 898 in Umbria, 815 in Sardegna, 706 in Calabria, 576 in Valle d’Aosta, 254 in Basilicata e 187 in Molise.

21.815 sono le persone guarite. I pazienti ricoverati con sintomi sono 28.949, mentre 3.977 (17 in meno rispetto a ieri) quelli ricoverati in terapia intensiva, mentre 58.320 si trovano in isolamento domiciliare.

Diminuisce anche il numero dei deceduti, che oggi è stato di 525, il numero più basso registrato finora dal 19 marzo ad oggi, portando il totale a 15.887.

Significativo, per la prima volta, il numero dei deceduti in netto calo rispetto a due settimane fa, anche se questo dato non sembra rispecchiare la situazione di alcune province lombarde, tanto che la stampa locale parla di un numero di morti da Covid doppio rispetto a quello ufficiale.

Il dato odierno conferma comunque che in questo momento, a meno di notizie negative nelle prossime ore, l'Italia ha raggiunto quel cosiddetto "plateau" che stabilizza il numero di nuovi contagi tra i 4mila e i 5mila, dopo le misure di distanziamento sociale imposte da 3 settimane. 

Tra l'altro, l'Italia è retrocessa al terzo posto per numero complessivo di contagi da Covid-19, superata dalla Spagna con 130.759 persone risultate finora positive al virus, mentre è inferiore quello dei  decessi, arrivato a 12.418.

Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha ribadito la necessità del rispetto delle misure di contenimento, aggiungendo che «la situazione resta drammatica. L'emergenza non è finita. Il pericolo non è scampato. Ci aspettano mesi ancora difficili. Il nostro compito è creare le condizioni per convivere con questo virus. Ecco, il verbo giusto è convivere. Almeno fino a quando non avremo il vaccino o una cura».