La credibilità di Matteo Renzi è pari a zero. Lo sanno tutti. Questo non è un giudizio determinato da una posizione politica contrapposta a quella del senatore toscano, bensì dalla semplice realtà dei fatti. Renzi, prima o poi, finisce per fare sempre l'esatto contrario di ciò che ha detto o promesso in precedenza.

Tutti sembrano averlo dimenticato, ma il Renzi attuale è quello che un tempo si scagliava contro i partitini del due per cento che facevano barcollare maggioranze e governi. E adesso fa esattamente ciò che prima denunciava come uno dei mali dell'Italia.

Nel profluvio di parole che dagli schermi tv oggi sgorga nelle case degli italiani, la maggior parte dei commentatori politici sembra aver dimenticato chi sia in realtà Matteo Renzi. Invece di ricordarlo agli spettatori, ne giustifica le attuali scelte come se realmente fossero motivate da ragioni tecniche, etiche, morali, istituzionali...

Eppure la descrizione della crisi politica attuale è di una banalità sconcertante: Renzi vuole controllare gli oltre 200 miliardi del Recovery Fund, che in realtà sono molti di più per l'effetto leva che produrranno. 

Renzi vuole poter barattare il suo futuro e il suo benessere (politico o materiale che sia) assicurando a tizio, caio e sempronio una parte dei soldi che arriveranno dall'Europa. Statene certi... Renzi non chiederà tangenti e neppure finanziamenti occulti. Lo vedrete però ospite del Builderberg, della Trilateral, di Davos... e quando non lo vedrete più in Parlamento è perché sarà a capo di una qualche istituzione europea o sarà presidente di una multinazionale.

Buon per Renzi. La domanda che da tutto questo deriva non può che esserne diretta conseguenza: ma il benessere di Renzi che cosa ha a che vedere con quello degli italiani?

Inoltre, è possibile che Renzi riesca sempre a "sfangarla"? Non esiste alcuna possibilità per metterlo con le spalle al muro?

Ma certo che esiste, soprattutto in relazione a questa crisi. Sarebbe sufficiente che il Partito Democratico, oltretutto ancora una volta raggirato, umiliato e offeso da Matteo Renzi, dicesse: ora basta.

In che modo? Il suo segretario, Nicola Zingaretti, dovrebbe semplicemente dichiarare che un nuovo governo si fa con i numeri e non con i diktat di Renzi, che, comunque, non sarebbe il benvenuto e non potrebbe pertanto farne parte in alcun modo.

Questo, Zingaretti lo dovrebbe dire ai parlamentari e soprattutto ai senatori, specificando a quelli di Italia Viva che, nel caso di ripensamenti, verrebbero riaccolti nel Pd.

E se i numeri non ci fossero? Allora si tornerebbe a votare. Questa è l'unica "responsabilità" che il Pd stavolta dovrebbe garantire. In uno scenario come quello prospettato, anche con il voto il senatore del contado fiorentino scomparirebbe dalla scena.

Quella di Renzi è una partita a poker, ma lui in mano non ha carte vincenti. Basterebbe andarle a vedere, per scoprire il bluff.