Una famiglia inglese di origini musulmane, in partenza per Disneyland dall'aeroporto londinese di Gatwick il 15 dicembre scorso, è stata fermata da agenti dello US Department of Homeland Security, che le hanno impedito di imbarcarsi sul volo per Los Angeles. Ripetutamente sollecitate anche da richieste di parlamentari del Regno Unito, le autorità americane non hanno finora fornito nessuna spiegazione in merito alla loro decisione. Si trattava, si è vero, di una famiglia di 11 persone (due fratelli con i rispettivi figli), ma difficilmente avrebbero potuto rappresentare una minaccia. Solitamente, chi ha intenzione di commettere attentati terroristici cerca di passare inosservato, non organizza gite di gruppo. Mohammad Tariq Mahmood, uno dei membri della famiglia, ha riferito che la compagnia aerea lo ha informato che non verrà loro rimborsato il costo dei biglietti, di ben 13.340 dollari, e di essere stati costretti a restituire tutto quello che avevano acquistato al duty-free shop, prima di essere scortati fuori dall'aeroporto. Un episodio analogo si è ripetuto due giorni dopo, quando ad un'altro cittadino inglese, Ajmal Masroor, docente universitario e imam, è stato impedito di imbarcarsi su un volo per New York. Si tratta, ovviamente, di una reazione sopra le righe dovuta al clima che si respira a livello internazionale, dopo i fatti di Parigi e San Bernardino. A questo si devono aggiungere i toni accessi della campagna elettorale per le presidenziali, soprattutto fra le fila repubblicane, con Donald Trump che ha avanzato l'assurda proposta di vietare l'ingresso negli Stati Uniti a tutti i musulmani.