Ripartire o non ripartire? Questo è il problema: se sia più nobile soffrire nel pensare alle partite che si sarebbero potute giocare oppure, sfidando la sorte, far riprendere il campionato, contro la logica e contro il buon senso opponendosi a Conte, Speranza e Spadafora... e portarlo a termine una volta per tutte?
Questo è il dubbio principale che da settimane tormenta l'Amleto della Lega Serie A, in attesa di risolvere gli altri dubbi ad esso collegati.
Il principale riguarda il protocollo sanitario, di cui nelle prossime ore si riprenderà a discutere. Quali sono i problemi da risolvere?
- La disponibilità dei test (non ce ne son ancora a sufficienza per le persone probabilmente malate e li vogliamo usare a iosa per verificare la positività dei calciatori?);
- che cosa fare in caso di positività di un calciatore o di un componente di una squadra se una volta ripreso il campionato dovesse risultare positivo;
- come risolvere dal punto di vista legale le responsabilità del presidente e del medico sociale di una squadra nel caso di contagio.
L'altro dubbio che i club di Serie A dovranno affrontare è quello relativo al saldo dell'ultima rata dei diritti tv, 222 milioni di euro. Secondo le agenzie, nell'ultima riunione di Lega, tutte le squadre hanno concordato che i licenziatari tv devono pagare la rata dei diritti di trasmissione delle partite, la cui scadenza è prevista la prossima settimana. Il problema, però, è che non vi è certezza sulla ripresa del campionato e se la stagione in corso potrà mai concludersi. Non sapendo come evolverà la situazione, Sky, Dazn e Img non sono intenzionati a scucire un euro in attesa di vedere come evolverà la situazione.
Vista la piega che la vicenda potrebbe prendere, la Serie A ricorrerà alle vie legali o avvierà una trattativa con i broadcaster, con il rischio però di rinunciare ad altre entrate, oltre a quelle dei biglietti, della pubblicità e del merchandising?
Ripartire o non ripartire?