Nel primo trimestre del 2025 l'economia italiana ha registrato un'espansione modesta ma significativa: il Prodotto Interno Lordo (Pil), espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2020 e corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è cresciuto dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e dello 0,6% su base annua. Una performance che, sebbene modesta, conferma un trend positivo già emerso a fine 2024.
Il dato è tanto più rilevante se si considera che il trimestre ha contato una giornata lavorativa in meno rispetto al periodo ottobre-dicembre 2024 e ben due in meno rispetto ai primi tre mesi dell'anno scorso. Un elemento non trascurabile in un'economia come quella italiana, dove il calendario ha effetti tangibili sull'attività produttiva.
Il dettaglio settoriale rivela però una dinamica disomogenea: il valore aggiunto è aumentato nei comparti dell'agricoltura, silvicoltura e pesca e in quello dell'industria, mentre i servizi – settore tradizionalmente trainante del Pil italiano – hanno segnato una sostanziale stagnazione. Questo dato solleva più di qualche interrogativo: senza una ripresa dei servizi, difficilmente si potrà parlare di una crescita solida nei prossimi trimestri.
Dal lato della domanda, l'impulso è arrivato quasi esclusivamente dalla componente nazionale (al lordo delle scorte), mentre il contributo della domanda estera netta è stato negativo. Segno che l'export, penalizzato forse da un contesto globale ancora fragile e da una domanda internazionale debole, non ha sostenuto il Pil come in altre fasi cicliche.
Con questi numeri, la crescita acquisita per l'intero 2025 si attesta al momento su un modesto +0,4%. È un dato provvisorio, certo, ma anche un'indicazione chiara: l'Italia, pur evitando la recessione, si muove su un sentiero di crescita debole, lontano dai ritmi necessari per recuperare i ritardi strutturali accumulati negli anni.
Vale la pena ricordare che il +0,3% congiunturale del primo trimestre segue il +0,2% registrato nel quarto trimestre 2024, rivisto al rialzo dallo 0,1% inizialmente comunicato a marzo.
Il quadro resta fragile, e senza una spinta più decisa da investimenti, produttività e innovazione, il rischio è quello di restare impantanati in una crescita che oscillerà sempre intorno allo zero virgola... nel migliore dei casi!