Si inaugura il 3 dicembre, al Palladio Museum di Vicenza, la mostra Andrea Palladio, il mistero del volto.

La mostra è incentrata proprio su quale sia il vero volto di colui che può essere tranquillamente definito come l'architetto più conosciuto degli ultimi cinque secoli.

Secondo il Vasari erano almeno due i ritratti del Palladio: uno ad opera del pittore veronese Orlando Flacco, l'altro, attribuito a Tintoretto, compare in un inventario del 1599. Di entrambi però si sono perse le tracce.

Il primo volto del Palladio venne pubblicato all’inizio della prima traduzione inglese dei Quattro Libri dell’Architettura, pubblicata a Londra da un italiano,  Giacomo Leoni, fra il 1715 e il 1720.

Nonostante che il Leoni dichiari che l'incisione fosse basata su un ritratto di Paolo Veronese, il vestito settecentesco con cui era abbigliato il suo Palladio ne fa dedurre che si trattasse di una pura e semplice mistificazione.

Qualche anno dopo, un nuovo volto del Palladio viene pubblicato sulla guida al Teatro Olimpico del 1733. L’autore dice di averlo copiato da un ritratto presente alla Rotonda, ma è il ritratto giusto?

La mostra al Palladio Museum tenta di ricostruire tutta la storia legata al volto dell'architetto, basata su una ricerca scientifica che si snoda lungo cinque secoli fra dipinti falsificati, equivoci e fraintendimenti. E, naturalmente, non mancano i colpi di scena, alla luce di nuove scoperte negli Stati Uniti e in Russia.

E come ogni indagine che si rispetti non poteva esserne esclusa la Polizia. In questo caso ad occuparsi della vicenda è la la Polizia Scientifica, settore d’eccellenza della Polizia di Stato italiana, che nei propri laboratori d’avanguardia del Servizio di Roma ha messo a confronto e analizzato i presunti ritratti dell’architetto rinascimentale raffigurati nei dipinti esposti nella mostra.

L’equipe della Polizia al lavoro su questa "indagine", pur  non sbilanciandosi sui tempi necessari a concluderla, potrebbe però rendere noti i primi risultati già entro il prossimo mese di gennaio.

E se tutto funzionerà al meglio e se ciò che emergerà dai dati scientifici dovesse effettivamente confermare le ipotesi formulate dai curatori della mostra, forse, per la prima volta dopo 500 anni, Andrea Palladio avrà veramente un volto credibile, tra i troppi, discordanti, che l’iconografia internazionale gli ha attribuito in questi cinque secoli.

La mostra Andrea Palladio, il mistero del volto è a cura di Guido Beltramini, mentre il consiglio scientifico, presieduto da Howard Burns, è formato da Donata Battilotti, Stefano Grandesso, Arkady Ippolitov, Fabrizio Magani, Francesco Marcorin, Fernando Marias, Fernando Rigon Forte. L’allestimento della mostra, visitabile fino al 4 giugno, è progettato da Alessandro Scandurra.