Sono almeno 24 i bambini morti, mentre altri risultano dispersi, nel naufragio dell'imbarcazione che con più di 150 richiedenti asilo (cifra non confermata ufficialmente) ha lasciato il Libano mercoledì scorso prima di rovesciarsi in mare, causando la morte di almeno 94 persone, anche se il bilancio è tutt'altro che definitivo.

Questa tragedia, come ci ricorda Save the Children, è l'ultima di una serie in cui, in questo mese, bambini e adulti disperati hanno perso la vita nel Mediterraneo. Il 13 settembre tra le 6 persone trovate morte dopo che un'imbarcazione partita dal Libano si è rovesciata c’erano 4 bambini. Il 12 settembre, 6 siriani tra cui 3 bambini, sono morti al largo delle coste italiane.

Solo quest'anno almeno 3.500 persone hanno tentato di attraversare il Mediterraneo partendo dal Libano. Secondo l'UNHCR, il numero di richiedenti asilo che dal Libano hanno tentato il pericoloso viaggio è più che raddoppiato nel 2022 per il secondo anno consecutivo, e la stragrande maggioranza è rappresentata dai siriani.

 L’Organizzazione ha pubblicato un nuovo rapporto - "Orizzonti di speranza che si restringono: i rifugiati siriani alla ricerca di soluzioni durature dopo un decennio fuori dal paese" - che illustra la profonda perdita di speranza dei bambini siriani rifugiati in Iraq, Giordania e in Libano dove vivono da anni senza alcuna prospettiva.

Il report rivela che in Libano la crisi sta portando i rifugiati siriani a perdere la speranza e che, per questo motivo, il loro desiderio più grande ora è quello di trasferirsi in un Paese terzo. La disperazione li sta spingendo a intraprendere percorsi più rischiosi per assicurarsi la sopravvivenza. Le donne, in particolare, sperano di poter garantire l'accesso a un'istruzione di qualità per i loro figli perché imparino a leggere e scrivere. Tuttavia, il numero di posti messi a disposizione da altri Paesi al di fuori della regione rimane di gran lunga inferiore alle reali necessità: nonostante la valutazione di quasi 600.000 persone bisognose, il numero effettivo di posti non supera i 20.000 all'anno1.

Il Libano sta affrontando una delle peggiori crisi economiche che si ricordi. I dati del mese scorso hanno mostrato che il prezzo del pane è quadruplicato rispetto all'anno scorso. All'inizio di quest'anno, secondo l’Organizzazione, la metà dei bambini libanesi nel Paese - a parte la popolazione di rifugiati e immigrati - dipende dall'assistenza umanitaria per sopravvivere.

Numerose persone intervistate, soprattutto in Libano, hanno raccontato di sentirsi senza speranza e incapaci di pensare al futuro, perché preoccupate dalla sopravvivenza quotidiana e con prospettive limitate. Gli operatori di Save the Children in Libano temono che questa perdita di speranza spinga altre famiglie a intraprendere viaggi in mare mortali come quelli che hanno ucciso decine di bambini questo mese.

"Il Libano è entrato nel suo quarto anno di crisi innescata dal collasso economico, dalla paralisi del governo e dall’impatto dell'esplosione del porto. Queste crisi stratificate hanno creato un'emergenza umanitaria profondamente complessa, aggravata dal crollo dei servizi pubblici e dalla mancanza di reti di sicurezza sociale. La situazione colpisce tutti: libanesi, rifugiati e migranti. La morte anche di un solo bambino in mare è già troppo. Nessun bambino dovrebbe morire per cercare una risposta ai suoi bisogni più elementari", ha dichiarato Jennifer Moorehead, Direttore di Save the Children in Libano. 
Save the Children ha chiesto alla comunità internazionale di aumentare l'accesso a opportunità di reinsediamento di qualità e ad altri canali di ingresso sicuri e regolari per i rifugiati siriani e per quelli provenienti da altri contesti, in linea con gli impegni del Patto Globale sui Rifugiati, poiché questa rimane l'unica opzione sicura e dignitosa per alcuni rifugiati e la soluzione preferita per molti. Ciò significa che gli Stati, in particolare in Europa, devono proteggere il diritto dei siriani a chiedere asilo e migliorare l'accesso sicuro ai Paesi terzi, anche attraverso programmi di istruzione e opportunità di migrazione lavorativa. È inoltre fondamentale che tutti gli Stati rispettino e sostengano il principio di non respingimento e si adoperino per affrontare le cause che possono spingere i rifugiati a tornare contro la loro volontà. I donatori devono inoltre garantire un adeguato finanziamento allo sviluppo a lungo termine e multisettoriale per sostenere i programmi dedicati ai rifugiati che rifletta la natura prolungata della crisi.