A Di Maio Salvini deve aver sventolato la foto che lo ritrae al San Paolo mentre, durante una partita, vende le bibite agli spettatori e poi deve avergli detto: vuoi tornare lì?
Questa è l'unica spiegazione, logica, che meglio di altre giustifica il motivo della sudditanza del pluriministro grillino ai diktat di quello che, di fatto, si è auto proclamato capo del Governo del cambiamento.
Prima che vice premier, ministro del Lavoro, ministro dello Sviluppo e capo politico dei 5 Stelle, Di Maio è il maggiordomo di Salvini.
Ieri, il suo padrone si è adombrato perché nella riunione di Palazzo Chigi in cui si dovevano mettere nero su bianco i punti del programma della prossima manovra economica, il ministro Tria gli ha detto che la flat tax, ad oggi, è il miglior esempio per illustrare che cosa sia il periodo ipotetico di 3° tipo nella "consecutio temporum", altrimenti definito come dell'irrealtà.
Quanto accaduto può riassumersi nel modo seguente: "vuoi la flat tax", ha detto Tria. Allora dimmi dove prendere i soldi per le coperture. A quel punto, non sapendo che cosa rispondere, Matteo Salvini si è alzato, ha mandato bacioni ai presenti e se n'è andato.
Successivamente, ha fatto sapere ai suoi amici social che a Roma i gabbiani sono simili a pterodattili a causa della spazzatura che la sindaca 5 Stelle Raggi non è capace di raccogliere e smaltire e poi di aver convocato e riunito a casa sua i ministri della Lega presenti nel Governo, dimenticandosi però di spiegarne il motivo. Naturalmente non avrebbe saputo dirlo... ma l'importante è che sembrasse una minaccia di crisi.
I messaggi inviati sono stati prontamente recepiti da "giggino o bibitaro" che stamani, senza por tempo in mezzo, trafelato, si è fatto intervistare a Radio Anch'io per spiegare agli italiani che la flat tax si farà e che non sarà iniqua perché favorirà il ceto medio.
«Impediamo che sia iniqua mettendo un tetto», ha detto Di Maio. «Chi paga le tasse da una vita deve essere aiutato. Non si va oltre i 60-70mila euro di reddito.
L'obiettivo come governo è rispettare l'impegno con gli italiani e abbassare le tasse: le coperture saranno oggetto di discussione da qui a dicembre [!!!, ndr].
Tria non ha detto che la flat tax non si può fare. Ieri è stato solo l'inizio di un percorso verso una legge di bilancio che non vuole creare tensioni clamorose con l'Unione europea.
Noi abbiamo bisogno necessariamente di ridurre il carico fiscale sugli italiani per ridurre il debito pubblico e favorire la crescita.
Naturalmente, il presidente del Consiglio e il ministro Tria hanno pieno mandato»... ha concluso Di Maio, dimenticandosi di aggiungere "in base a ciò che Salvini dirà loro di fare".
Non vale neppure la pena ricordare a Di Maio che cosa diceva, in rapporto alla tassazione, il programma dei 5 Stelle su cui lui ha chiesto il voto agli italiani. Sarebbe fatica sprecata. Di Maio infatti è, ad oggi, la parodia perfetta del politico da cadrega, quello che lui diceva di voler combattere, se non addirittura cancellare dal Parlamento. Adesso, dopo un anno di governo, ne è diventato il miglior rappresentante.