Come aperitivo dello sciopero generale di venerdì 29 novembre proclamato da Cgil e Uil, cui seguirà quello del 13 dicembre proclamato dall'USB, oggi hanno scioperato e manifestato le lavoratrici e i lavoratori di istruzione e ricerca a seguito della giornata di mobilitazione organizzata dalla Flc Cgil:
"Siamo qui per dire no al taglio dei salari che vuole il governo, per chiedere politiche diverse per il welfare pubblico perché siamo convinti che senza investimenti su scuola, sanità e sul futuro delle nuove generazioni non c’è futuro per il nostro Paese",
ha dichiarato il segretario generale Cgil Roma e Lazio, Natale Di Cola, intervenendo alla manifestazione che si è tenuta davanti al ministero. Secondo il segretario nazionale Alessandro Rapezzi
"il Paese deve fare una scelta. Evidente si debbano stabilire delle priorità. Non si sta investendo in istruzione e ricerca che può rappresentare il futuro di questo Paese, un futuro per giovani, sviluppo e sviluppo sostenibile".
Per il segretario generale della Flc Cgil Roma e Lazio, Alessandro Tatarella,
"la manifestazione odierna è solo l'inizio, verso lo sciopero generale del 29 novembre. Abbiamo deciso di programmare questo sciopero generale dopo il tentativo di conciliazione con il ministero perché non ci sono state risposte rispetto alle nostre richieste a partire ovviamente dalla questione del rinnovo del contratto dove non ci sono sul triennio 22-24 risorse adeguate".
In piazza sono andate anche le associazioni studentesche e universitarie, in particolare Uds, Udu, Rete degli studenti medi, Link, oltre ai rappresentanti di alcuni partiti.
"Dell’istruzione e della ricerca non gliene importa niente", ha detto Elisabetta Piccolotti di AVS. "È per questo che questa mattina eravamo in tante e in tanti a protestare, per i tagli alla scuola, per la scarsità di investimenti, per il sistematico ricorso al lavoro precario di chi deve insegnare alle giovani generazioni.C'erano tante necessità e questa Manovra non risponde a nessuna. Niente su tempo pieno e tempo prolungato, niente sulle classi troppo numerose, niente su stabilizzazione dei precari della scuola e niente su quelli dell’università. Solo tagli e tagli e ancora tagli.Perché nella mente di Valditara e Bernini la scuola e l'università di qualità non devono essere quelle pubbliche ma solo quelle private, a pagamento, solo per chi se lo può permettere. Andranno avanti con la loro idea di istruzione asservita alle imprese, a propugnare la loro idea di scuola che deve educare alla patria e all'obbedienza.Ci troveranno sulla loro strada, nelle assemblee, nelle manifestazioni e nelle aule parlamentari. Finché verrà il tempo in cui governeremo e dovremo riparare a tutti i loro danni".
Sulla stessa lunghezza d'onda, anche Nicola Fratoianni (AVS):
"Valditara dovrebbe dare un’occhiata alle piazze di stamattina, perché in questo sciopero c’è tutta la dignità di oltre un milione di insegnanti e personale scolastico, che sono i meno pagati fra i paesi OCSE e i più precari.Il governo pensa di poter invertire la rotta con i voti in condotta e altre chiacchiere da fine 800. Ma Valditara dovrebbe sapere che scuola e università senza soldi non possono far nulla.E che insegnanti, ricercatori e personale del comparto non si riempiono la pancia con le loro chiacchiere inutili.Per noi scuola e università sono la principale infrastruttura del paese su cui investire, per restituire all’Italia il futuro dignitoso che gli viene negato dalla destra dei tagli ai servizi e degli sprechi nelle armi e nei condoni".