L'aspetto positivo della notizia è che una mozione - lo stesso vale per gli ordini del giorno - votata in Parlamento è semplicemente un'occasione per deputati o senatori per fare e farsi un po' di propaganda da rivender poi in chiave elettorale, perché per fortuna, non ha assolutamente alcun valore pratico.

Quindi, il fatto che alla Camera lo scorso 9 maggio abbiano perso alcune ore di discussione per approvare un testo che impegna l'Italia a (re)introdurre il nucleare tra le fonti di energia da promuovere nel Paese non deve preoccupare più di tanto... anche se alla fine la faccenda fa indignare sia per una questione di principio che per questioni pratiche.

Per informazione, a votare la mozione oltre ai partiti che supportano la maggioranza, anche i partiti dei due litiganti del fu terzo polo, renziani e calendiani, ancora riuniti nel medesimo gruppo parlamentare per mere questioni di bottega, o più precisamente di convenienza finanziaria.

La questione di principio è relativa ai due referendum in cui gli italiani hanno detto, per fortuna, ampiamente no al nucleare.  Una fortuna dovuta al fatto che l'Italia, per motivi di territorio è poco o per nulla adatta ad ospitare centrali nucleari a causa della natura sismica del Paese e del fatto che per garantire il raffreddamento delle centrali nucleari è indispensabile una grande massa d'acqua. La centrale di Trino Vercellese, se fosse entrata in servizio, oggi probabilmente sarebbe ferma o quasi a causa del Po che è in secca.

Questo aspetto introduce le questioni di carattere tecnico. Secondo i presunti ambientalisti, quelli "de noantri", i veri ambientalisti oggi sarebbero coloro che oltre alle rinnovabili (eolico, solare, idroelettrico) vorrebbero produrre energia tramite il nucleare... aggiungendovi però l'attributo magico: "pulito".

Dopo che il genio di Cingolani ne aveva fatto cenno, politici del calibro di Salvini lo avevano già dato per disponibile, facendo intendere che fosse persino utilizzabile anche in Italia in pochissimo tempo. Naturalmente, il nucleare pulito non esiste. Si tratta di mini-centrali in costruzione, a carattere sperimentale, che utilizzano metodi alternativi all'acqua come sistema di raffreddamento. Si tratta di minerali che... forse... pare... non si sa bene... potrebbero anche essere riutilizzati in parte come carburante o comunque in un ciclo che limiterebbe di molto, rispetto alle attuali centrali nucleari, il materiale di scarto radioattivo da conservare per qualche centinaio d'anni in siti destinati alo scopo. 

Queste centrali nucleari di nuova generazione ancora non sono state completate. Pertanto, non si sa se tale tecnologia restituisce ciò che promette e non si sa quali, pertanto, possano esserne i costi di esercizio, in modo da valutarne l'effettiva convenienza. Quindi, razionalmente, dire di voler introdurre il nucleare da fissione affidandosi a queste centrali è perlomeno ridicolo, perché considerando il tutto... una volta valutata convenienza e fattibilità, nel migliore dei casi, potrebbero entrare in funzione intorno al 2040. 

E quando ancora sarà necessario smaltirne i costi, l'energia verrà prodotta dalle centrali a fusione... che rappresentano il vero nucleare pulito. Senza tener conto degli ulteriori passi avanti che nel frattempo avranno fatto eolico e fotovoltaico che, ogni anno che passa diventano sempre più efficienti e convenienti.

Invece di investire in parchi eolici e  fotovoltaici (entrambi possono poi essere "smontati" senza troppi problemi) che possono fornire energia pulita fin da domani, invece di creare un programma per consentire la produzione diffusa di energia da fotovoltaico coinvolgendo tutta la popolazione (considerando che sempre di più esistono sistemi a basso impatto ambientale dal punto di vista paesaggistico), i parlamentari italiani perdono tempo a parlare di energia prodotta con la fissione nucleare.

Poi, gli stessi politici che la promuovo che fanno? Quello che ha fatto il leghista Riccardo Molinari, capogruppo a Montecitorio, lo scorso 1 marzo, quando ha partecipato a un incontro con il Ministro Pichetto Fratin e agli amministratori della provincia di Alessandria, per ribadire il "no" di quel territorio ad ospitare il deposito di scorie nucleari, il tutto testimoniato da tweet e foto.

A marzo 2019 il leader della Lega, Matteo Salvini, disse: "La Sardegna non sarà mai una discarica del nucleare. Abbiamo vinto le elezioni per
portare lavoro, infrastrutture e servizi, e non invece per portare rifiuti". L'onorevole Augusta Montaruli (FdI), nel gennaio del 2021, insieme all'onorevole Ruffino di Azione si schierarono contro il deposito di scorie in Piemonte per difendere le eccellenze agroalimentari e turistiche, e applaudirono poi alla decisione di dire "no" da parte della regione Piemonte.

Anche il capogruppo di Fratelli d'Italia, Foti, fece una grande battaglia alla Camera per dire "no" al deposito di scorie nucleari in Piemonte e nella Tuscia (Lazio). Questa gente che non vuole o non è capace di creare un deposito in Italia per le - per fortuna - poche scorie nucleari esistenti nel Paese, un paio di giorni fa ha votato sì ad una mozione per realizzare in Italia centrali nucleari. 

A commento di ciò che cosa si dovrebbe dire se non "ci sono o ci fanno"?

Inoltre, quella nucleare è un energia tutt'altro che conveniente. In Europa il prezzo è intorno ai 120 euro a megawattora e si manterrà a questi livelli, secondo l'Agenzia internazionale sull'energia, anche nel 2050, mentre il solare si collocherà nei prossimi anni, sempre secondo la stessa Agenzia, a un costo intorno ai 15 euro a megawattora e l'eolico off shore sui 25. 

Il "genio" di Calenda ha affermato di voler realizzare 40 gigawatt da energia nucleare nel nostro Paese, ovvero 30 reattori, ma non dice agli italiani quanto costerebbe un tale piano. La centrale di Flamanville, 1,6 gigawatt, i cui lavori sono iniziati nel 2007 e ancora oggi non sono
terminati, è passata da 3,7 miliardi di euro ad un costo, sino ad oggi, di oltre 18 miliardi. Fare 40 gigawatt nel nostro Paese significherebbe un investimento pubblico di 400 miliardi di euro. EDF, società quotata in Borsa che gestisce l'energia in Francia, è stata nazionalizzata a
causa dei debiti, con una spesa di quasi 13 miliardi di euro. Ecco, perché Macron ha voluto il nucleare nella tassonomia dell'Ue. 

E in Italia paghiamo 15mila euro al mese centinaia di persone che perdono tempo a discutere su come mandare a gambe all'aria il Paese... e guai ad insultarli!