Noi, Ministri degli Esteri di Francia, Germania, Italia e Regno Unito, accogliamo con favore l’iniziativa araba di un piano di ripresa e ricostruzione per Gaza. Il piano indica un percorso realistico per la ricostruzione di Gaza e promette – se attuato – un miglioramento rapido e sostenibile delle catastrofiche condizioni di vita dei palestinesi che vivono a Gaza. Gli sforzi di ripresa e ricostruzione devono basarsi su un solido quadro politico e di sicurezza accettabile sia per gli israeliani che per i palestinesi, che garantisca pace e sicurezza a lungo termine. Ribadiamo con chiarezza che Hamas non deve più governare Gaza né essere una minaccia per Israele. Sosteniamo esplicitamente il ruolo centrale dell’Autorità Palestinese e l’attuazione del suo programma di riforme.Lodiamo i seri sforzi di tutte le parti coinvolte e apprezziamo l’importante segnale che gli Stati arabi hanno inviato sviluppando congiuntamente questo piano di ripresa e ricostruzione. Ci impegniamo a lavorare a sostegno dell’iniziativa araba, dei palestinesi e di Israele per affrontare insieme tali questioni, incluse la sicurezza e la governance. Esortiamo tutte le parti a lavorare sui punti di merito del piano come punto di partenza.
Questo è il contenuto della dichiarazione congiunta diffusa l'8 marzo dai Ministri degli Esteri di Francia, Germania, Italia e Regno Unito. Una dichiarazione che fa riferimento a quanto approvato martedì scorso al Cairo dai leader arabi che hanno dato la propria approvazione al piano di ricostruzione di Gaza presentato dal presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, che non prevede lo sfollamento e tantomeno la deportazione degli oltre 2 milioni di residenti palestinesi.
Tra i partecipanti al summit c'erano anche l'emiro del Qatar, il vicepresidente degli Emirati Arabi Uniti e il ministro degli esteri dell'Arabia Saudita, oltre al segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres.
Secondo quanto riportato dai media, il piano egiziano prevede una fase di recupero iniziale volta a bonificare il territorio e a fornire alloggi temporanei, seguita da una fase di ricostruzione più lunga, incentrata sul ripristino e la costruzione delle infrastrutture essenziali. Altre questioni chiave prevedono chi governerà l'enclave e quali Paesi forniranno i miliardi di dollari necessari.
La dichiarazione dei ministri degli Esteri di Francia, Germania, Italia e Regno Unito arriva in un momento in cui Israele sta compiendo l'ennesimo atto criminale dei tanti che hanno segnato la storia dello Stato ebraico fin dalla sua nascita, impedendo l'ingresso degli aiuti umanitari, sottoponendo così da giorni la popolazione della Striscia ad una nuova carestia per costringerla ad evacuare. Un piano che vede la complicità degli Stati Uniti che però, al tempo stesso, hanno iniziato anche a trattare direttamente con Hamas, sulla fase due del cessate il fuoco che, per il movimento di resistenza palestinese, deve essere collegata alla fine ufficiale del conflitto e dell'occupazione della Striscia, possibilità che Netanyahu avversa con tutte le sue forze perché significherebbe la fine del suo governo e il rischio della fine della sua carriera politica.