Trump ormai non è più credibile neppure per i membri della sua stessa amministrazione
Anche mercoledì, nonostante il coprifuoco imposto in molte città americane, le dimostrazioni per condannare razzismo e abusi della polizia in seguito all'omicidio di George Floyd sono proseguite numerose, mentre sono drasticamente diminuiti, rispetto ad alcuni giorni fa, gli episodi di violenza che le hanno caratterizzate.
A ciò ha probabilmente contribuito il fatto che giovedì si terrà la prima delle cerimonie commemorative in ricordo di George Floyd e, soprattutto, l'annuncio dei nuovi provvedimenti giudiziari da parte del procuratore generale del Minnesota, Keith Ellison, nei confronti dei poliziotti che hanno partecipato all'arresto di Floyd e hanno cointribuito alla sua morte.
Per Derek Chauvin, l'agente che per quasi dieci minuti ha premuto il suo ginocchio sul collo di Floyd mentre era ammanettato a terra, continuando a farlo per oltre due minuti dopo che l'uomo non dava più segni di vita, la Procura ha aggravato l'accusa da omicidio colposo a omicidio volontario.
Inoltre, sono stati accusati di concorso in omicidio e arrestati anche gli altri tre agenti presenti al fermo di Floyd: Thomas Lane, J. Alexander Kueng e Tou Thao.
Thao e Chauvin avevano a loro carico precedenti accuse di cattiva condotta e abuso di potere: ben 17 per Chuavin e 6 per Thao, per il quale la polizia di Minneapolis in passato aveva dovuto pagare 25mila dollari di risarcimento per mettere a tacere una vicenda che lo aveva visto protagonista di maltrattamenti nei confronti di un afroamericano.
Per Trump, inoltre, la vicenda Floyd sta diventando un vero e proprio incubo.
Infatti, ad accusare il presidente di essere responsabile del clima che ha portato all'omicidio di George Floyd e di aver affrontato in modo sbagliato la rabbia di chi sta manifestando, non sono più soltanto coloro che scendono in strada, ma anche gli stessi membri della sua amministrazione.
L'attuale segretario alla Difesa, Mark Esper, anche se con un giorno di ritardo, si è dissociato pubblicamente dalla minaccia di Trump di voler schierare l'esercito contro i manifestanti facendo ricorso all'Insurrection Act, una legge dei primi anni dell'800.
Mercoledì mattina, durante una conferenza stampa al Pentagono, Esper ha dichiarato che ordinare l'intervento dei militari per garantire la sicurezza nelle città americane è "l'ultima risorsa da utilizzare solo in situazioni gravissime". In questo momento, far riferimento al ricorso dell'esercito non era giustificabile.
Ovviamente, Trump non ha gradito.
E ancor meno deve aver gradito la dichiarazione dell'ex segretario alla Difesa, James Mattis che ha detto che Donald Trump è il primo presidente americano che invece di unire il Paese ne alimenta deliberatamente la divisione, oltre ad essere "arrabbiato e sconvolto" dal modo in cui Trump ha gestito le proteste seguite alla morte di George Floyd da parte della polizia, approvando invece ciò che stanno facendo i manifestanti, pacifici, che cercano di sostenere i valori americani, così come l'ex presidente Barack Obama.
E pure quest'ultimo, ieri, è intervenuto su quanto sta accadendo negli Stati Uniti, invitando tutti i sindaci della varie città americane a rivedere i regolamenti sull'uso della forza da parte della polizia.
Anche in relazione a quanto detto da Mattis e Obama, ovviamente, Trump non ha gradito, continuando, via social, ad alimentare messaggi di contrapposizione e odio, con il suporto di figli e parenti, oltre che della Fox. Ma se continuerà ad inimicarsi afroamericani, minoranze e comunità come quella italiana - come ha fatto in questi ultimi 7 giorni - è difficile che a novembre possa riconfermarsi in un secondo mandato con i soli voti dei nazifascisti del KKK e dei suprematisti bianchi, suoi devoti sostenitori.