Jeremy Corbyn aveva annunciato per questo martedì un incontro tra i parlamentari dell'opposizione per concordare una strategia comune da seguire per opporsi ad un Brexit senza accordo.
Il leader laburista aveva esteso l'invito anche a cinque parlamentari conservatori contrari ad una Brexit "no deal", ma nessuno di loro ha partecipato.
All'incontro, pertanto, hanno partecipato solo i leader di SNP, Liberal Democrats, Change UK, Plaid Cymru e Green Party.
La strategia preferita e già annunciata da Corbyn prima della riunione, con Johnson che ha dichiarato che il Regno Unito lascerà comunque l'Ue entro il 31 ottobre anche senza un accordo con Bruxelles, è quella di sfiduciare in Parlamento l'attuale inquilino di Downing street.
Caroline Lucas, deputata del Green Party, ha affermato che invece "la via legislativa da seguire è il modo più sicuro per cercare di estendere l'articolo 50, in modo da evitare la scadenza del 31 ottobre, alla quale il primo ministro sta guardando con sempre maggiore incoscienza".
Anna Soubry, leader del gruppo Change UK, ha definito l'incontro "eccellente", mentre Ian Blackford dell'SNP ha dichiarato che è stato "positivo e produttivo".
"Il Parlamento - ha dichiarato - deve cogliere questa opportunità ed unirsi per impedire a Boris Johnson di fermare la democrazia", aggiugendo di essere pronto a utilizzare tutti i meccanismi legislativi possibili per bloccare una Brexit senza accordi.
Il leader di Plaid Cyrmu, Adam Price, ha affermato che il suo partito è "impegnato a lavorare in cooperazione con tutti gli altri partiti dell'opposizione e a fare tutto il possibile per evitare una Brexit che possa essere dannosa per la Gran Bretagna".
In termini concreti, che cosa hanno deciso le opposizioni?
Prima di tutto che il voto di sfiducia ipotizzato da Corbyn rimane come ultima ratio. Operativamente, le opposizioni cercheranno, con gli strumenti legislativi a loro disposizione di rimandare Boris Johnson a Bruxelles facendogli dichiarare che una Brexit non potrà esserci senza accordo.
Una eventualità che, pur essendo possibile da un punto di vista numerico (il numero di conservatori che si oppone ad una hard Brexit non è certo insignificante), potrebbe non esserlo dal punto di vista pratico. Infatti, se Johnson si vedesse costretto a fare qualcosa che potesse limitare le proprie scelte, come il fatto che non gli sia possibile scegliere la strada di una hard Brexit, non è affatto escluso, se non altamente probabile, che l'attuale premier non sia lui stesso a scegliere la strada delle dimissioni e del voto anticipato.