Il 18 giugno 2019 uscirà una nuova registrazione discografica delle Sinfonie numero 40 e 41 di Mozart. Un'intervista a Simone Perugini, direttore d'orchestra della release prodotta e pubblicada da VDC Classique.

Maestro, dopo tanto Cimarosa, questa volta tocca a Mozart. Perché ha scelto le ultime due sinfonie?
Sì, Mozart. Non è la prima volta che affronto come interprete il musicista salisburghese. In passato ho diretto, per il progetto di cui ero direttore musicale “La bottega dell'opera”, sia La finta giardiniera che Le nozze di Figaro, lavori teatrali e non sinfonici. Non le ho scelte io le sinfonie contenute in questa registrazione: mi sono limitato, timidamente, a segnalarle a VDC Classique che ha prontamente – per fortuna – risposto positivamente all'appello.

Sono due tra le sinfonie mozartiane più eseguite e registrate al mondo. Crede potesse sentirsi la mancanza di un'ulteriore produzione discografica?
Sì e no. No perché, effettivamente, nel corso dei decenni moltissime grandi orchestre guidate da altrettanto importanti direttori hanno affrontato questi due monumenti della storia della musica. Gli scaffali dei negozi di articoli musicali sono effettivamente piene di interpretazioni diverse. Però, forse, quando si tratta di opere musicali, non si è mai, per fortuna, detto tutto e nessun interprete ha la pretesa di dire l'ultima, definitiva, parola. Quindi, forse, la mancanza di un'interpretazione storicamente informata e che tenesse conto dei contenuti in qualche modo anche teatrali contenuti, a mio avviso, in queste due sinfonie, può ritagliarsi un proprio posto.

Differenza tra la sua interpretazione e quelle già presenti sul mercato?
Non lo so. Non ho fatto certo una recensio tutta la produzione discografica esistente delle sinfonie; anzi, credo di non ascoltarne versioni discografiche da moltissimi anni, forse da quando addirittura ero ancora studente. Non era affatto mio interesse il costruire, insieme alla splendida Fête Galante Baroque Orchestre, qualcosa che andasse “oltre a” o che prendesse una strada “diversa da”. Ho semplicemente affrontato lo studio delle partiture secondo la mia sensibilità, con un occhio particolarissimo a ricostruire una prassi esecutiva più vicina possibile a quella in uso ai tempi di Mozart e, come ho detto prima, cercando sempre il lato teatrale dei due lavori sinfonici. Ci siamo impegnati al massimo delle nostre capacità nel far percepire sia in senso orizzontale che verticale tutto il poderoso impianto compositivo costruito da Mozart. Ho voluto che ogni parte, che ogni sezione dell'orchestra avesse la propria identificabile cantabilità, il suo giusto posto all'interno dell'edificio armonico e contrappuntistico, dentro al quale, spesso, qualcosa si perde. Nel poderoso artificio contrappuntistico su cui si basa la Fuga del IV movimento della “Jupiter”, ad esempio, abbiamo lavorato affinché tutto la scienza mozartiana venisse alla luce e fosse ben presente agli ascoltatori: ho cercato, sì, di preservare l'interezza dell'edificio, ma con la possibilità, per l'ascoltare, di distinguere anche i singoli mattoni che lo edificano.

Maestro, un'ultima domanda, maliziosa: cosa ne pensa delle nuove teorie musicologiche per le quali sembra che Mozart, in realtà, abbia scritto meno della metà delle composizioni che gli vengono attribuite e che, in altri casi ancora, pagasse compositori più sapienti di lui per poi firmarne i pezzi?
Ho capito benissimo a quali teorie si sta riferendo. Le rispondo: no comment. Non ho letto i testi che, pare, cerchino di dimostrare questa teoria anche basandosi su una bibliografia precedente importante. Non avendoli letti, non mi pronuncio. Se i criteri musicologici adottati per questi testi sono corretti, come spero, sicuramente sarà una teoria da tenere in dovuta considerazione, altrimenti no. Lascio a chi ne sa più di me e, soprattutto, a chi ha letto i testi un sereno giudizio.