Juncker, ieri, aveva escluso qualsiasi possibilità che l'accordo con la Gran Bretagna siglato lo scorso novembre potesse essere rimesso in discussione.
Così Theresa May oggi, lasciando il Consiglio europeo, ha dichiarato alla stampa di aver ottenuto dagli altri leader europei il consenso per ulteriori discussioni e chiarimenti sull'accordo per la Brexit, come se questo potesse essere un successo e qualcosa di positivo da rivendere ai propri parlamentari.
In realtà, come risolvere la questione degli scambi commerciali tra Irlanda e Irlanda del Nord lasciando aperti i confini tra i due Paesi appare impossibile e per questo è stata rimandata a dopo l'entrata in vigore della Brexit.
Ma senza qualcosa di definitivo e già concordato che possa far conoscere ai parlamentari britannici ciò che potrebbe accadere in caso non si trovasse una soluzione per l'Irlanda, ha fatto decidere molti di loro, anche se appartenenti al partito di Theresa May, di schierarsi contro quanto lei aveva presentato in Parlamento.
Nel frattempo, mentre da un lato prendono corpo le possibilità di un'uscita dall'Europa senza regole che possano governarne il periodo di transizione, si fa sempre meno bizzarra la possibilità di un nuovo referendum sulla Brexit, come accennato anche dallo stesso Tony Blair, mentre le grandi aziende presenti nel Regno Unito avrebbero già iniziato a chiedersi come affrontare la situazione e se trasferirsi o meno in un altro Paese.