Questo lunedì, il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha dichiarato: «Oggi arrivano 150 uomini e donne in aereo dalla Libia... certificati [sic, ndr]. Sono in fuga dalla guerra con un corridoio umanitario organizzato dal ministero dell'Interno perché è così che si arriva in Italia, non con barchini o barconi o trafficanti di esseri umani.

È la riprova che le porte dell'Italia sono spalancate per donne, bambini, ragazzi che scappano davvero dalla guerra e che vengono accolti con tutti i crismi».


Ma come! Quanto sopra riassunto da Salvini è tra gli interventi inclusi nel Global Compact per una migrazione sicura, ordinata e regolare che mira a proteggere la sicurezza, la dignità, i diritti umani e le libertà fondamentali di tutti i migranti; supportare i paesi nel salvataggio, ricezione ed accoglienza di rifugiati e migranti; integrare i migranti attraverso l'assistenza umanitaria e programmi di sviluppo, indirizzando i bisogni e le capacità dei migranti e quelle delle comunità che li accolgono; combattere xenofobia, razzismo e discriminazione nei confronti dei migranti; sviluppare, attraverso processi guidati dagli stati, principi e linee guida sul trattamento dei migranti in condizioni di vulnerabilità...

Un trattato che proprio per volontà di Salvini l'Italia non ha voluto sottoscrivere insieme a pochi altri Paesi, sebbene il premier Conte avesse data per certa la firma.

Comunque, visto che adesso uomini e donne "certificati" per Salvini possono arrivare in Italia dalla Libia, allora è presumibile pensare che la proposta di un corridoio umanitario formulata al premier Conte dalla Comunità di Sant'Egidio e dalle Chiese protestanti possa essere accolta.

Ecco che cosa hanno scritto i presidenti della Comunità di Sant'Egidio, Marco Impagliazzo, e della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, Luca Maria Negro, al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte:

«La nostra proposta nasce dall'esperienza realizzata sul campo – tramite il rilascio di visti umanitari ai sensi dell'art. 25 del Trattato di Schengen, con cui sono giunti in Italia oltre 1.600 richiedenti asilo in massima parte da Siria e Libano, esperienza estesa poi a Francia, Belgio e Andorra - e ha come obiettivo l'arrivo in Europa di 50.000 profughi in due anni ripartiti tra i Paesi che intendano dare concreta attuazione ai loro impegni internazionali in materia di asilo e di diritti umani.

L'Italia dovrebbe fare da capofila di questo programma, aprendo un altro corridoio dalla Libia, per almeno 2.500 persone all'anno. Le due realtà hanno già avviato rapporti con Terres des Hommes e altre Ong che operano in Libia per dare concreta attuazione a questo progetto che parte dall'Italia ma che si rivolge ai Paesi e alle istituzioni europee.

Di fronte alle notizie che arrivano dalla Libia, con migliaia di profughi esposti non solo a ricatti, violenze e torture ma anche alla violenza degli scontri militari, non possiamo rimanere fermi a guardare».

Salvini sarà d'accordo?