Su iniziativa del buon Michele Santoro, da tempo sparito dai palinsesti e resuscitato grazie all'invasione dell'Ucraina da parte dei carri armati russi, si è riunita al Ghione di Roma la kermesse degli artisti in quiescenza anticipata bisognosi di un po' di ribalta.

Annoveriamo Moni Ovadia, Sabina Guzzanti, l'immancabile Vauro, Ascanio Celestini, Fiorella Mannoia senza farsi mancare Carlo Freccero, Marco Tarquini (che vede la soluzione in una marcia della Pace da Berlino a Mosca) ed altra popolazione di varia estrazione con la benedizione della pensionata Luciana Castellina.

Pittoresca accozzaglia dei: non stiamo con Putin ma soprattutto non stiamo con la NATO (quella degli sporchi brutti e cattivi) e non stiamo nemmeno con gli ucraini, che si arrendano subito che ormai ci hanno rotto abbondantemente le scatole.

Uno spettatore entusiasta, suscitando una standing-ovation, ha urlato: "Fuori i carri armati NATO dall'Ucraina!", evidentemente affascinato da quelli con la lettera Z in bella vista, impegnati in un picnic in territorio ucraino a base di salsicce e vodka.

Un prof. di storia dell'arte, tal Tomaso Montanari da Firenze, sicuro - data la platea - di non affondare nel ridicolo ha proclamato che "di fronte alla minaccia non deve esistere la guerra di difesa e la guerra giusta" (sic!). Pare anche che il prof. abbia consigliato a sue congiunte di sesso femminile, di fronte allo stupratore di non opporre resistenza e passare direttamente e velocemente all'abbassamento delle mutande, così da non perdere tempo in inutili discussioni ed evitando accuratamente il classico calcio sulle palle in quanto lo stupratore lo potrebbe prendere per una provocazione e scatenare un'escalation.

Un'altra partecipante, sedicente filosofa, tal Donatella Di Cesare, ha sostenuto che "la pace è preferibile alla libertà", parlando ovviamente della pace sua e della libertà altrui.

Ingresso omaggio pare sia stato recapitato ad un altro sedicente professore (non si sa bene di cosa) della Luiss  che risponde al nome di Alessandro Orsini, il quale si è detto dispiaciuto di dover declinare, in quanto impegnato in diverse apparizione televisive sulle reti nazionali e private, praticamente a reti unificate.