Da sempre la scena artistica contemporanea turca è ricca, poliedrica, vivace, dinamica e multiforme, ma trova muri insormontabili nella politica.

In città anatoliche come Çanakkale (dal 2012), Sinop (dal 2006) e Mardin (dal 2010) vi sono biennali della sostenibilità. 

Mardin è l’ultima città prima del confine con l’Iraq. Le piccole città invitano gli artisti a fermarsi per alcuni giorni e a interagire con la popolazione locale. Questo aiuta la popolazione a vedere che nel mondo esiste una produzione diversa, che è critica e visiva. E questa produzione visiva mostra una realtà diversa e una visione che fa da contraltare alla post-verità.

I diritti degli artisti alla libertà di parola sono costantemente messi in discussione perché in Turchia  c’è una specie di censura esercitata da una  autorità che trasuda ideologie dominanti contro la modernizzazione e il progresso, usando il passato, la tradizione ottomana.

Questo è un forte paradosso perché l’Impero ottomano ha invece aperto la porta alla modernizzazione del paese con il movimento di occidentalizzazione.

Le autorità attuali pensano che ristabilendo i modelli amministrativi dell’Impero ottomano renderanno un servizio alla religione islamica.

Gli artisti possono essere censurati quando espongono ufficialmente opere contrarie e di opposizione. Le gallerie incontrano meno problemi, anche se nemmeno loro sono state al sicuro negli ultimi dieci anni. 

Ed ecco il racconto di Mahmut Kingir:

"Sì, ho avuto anch'io problemi. Ma Non sono una politico Sono un pittore . Però non esito a criticare il mondo quando è folle. Cerco di guardarlo da una prospettiva più ampia, che comprende la natura umana. Il potere è una pistola contro il popolo. E il capitalismo un'altra pistola contro la gente.Alcuni usano il potere contro altre persone. Ma questo accade anche in Europa, in America, in Africa dove c'è una povertà vergognosa. Ci sono i problemi e ci sono persone non sufficientemente desiderose di risolverli. Gli artisti come me ne sono consapevoli. Noi dobbiamo contrapporre la nostra realtà, anche la fantasia se necessario, perché la gente deve poter sognare insieme. Ognuno ha un sogno però infine non crediamo di riuscire a battere questo sistema. Invece non dobbiamo sottostimare il nostro stesso potere. Perché i sogni sono la cosa ancora più potente del potere."

Mahmut Kingir è un artista turco che nasce nel 1973  nella città di Adiyaman dove studia e  e lavora fino all'età di 18 anni .

La sua attività era prevalentemente di pittura artistica amatoriale, modellistica esterna dell'arte della pittura, e di sculture e rilievi.

Alla fine degli studi liceali partì per il servizio militare nell'esercito della Repubblica di Turchia ,così, come richiesto e imposto dal governo .

Dopo aver completato il servizio militare nel 1997iniziò la sua  formazione universitaria presso il Dipartimento di Belle Arti dell'Università di Samsun e si laureò  nel 2001in progettazione grafica con la Specializzazione in arti plastiche.

Successivamente acquisì altre specifiche competenze in: Artigianato turco classico; Scultura artigianale classica turca tecniche di stampa ceramica;Tipografia di fotografia fotografica.

Dopo la laurea  lavorò come insegnante in varie scuole pubbliche fino al 2017.

Ma ben presto per il suo modo di comunicare l'audacia sfrenata del regime dittatoriale venne licenziato.

A nulla gli servì obiettare a quell'ingiusto trattamento se non ha peggiorare le cose: la polizia turca entrò in una notte invernale nella sua casa dove vi era anche il suo studio d'arte e  distrusse  tutti i lavori eseguiti e realizzati.

Un vero e proprio atto intimidatorio che si concretizzò poi, più duramente, con la prigionia e la tortura di Mahmut per ben 7 giorni.

"Il mio unico crimine è dire la verità", sosterrà durante le sevizie.

Fu costretto ad abbandonare il paese.

Visse in Corea del Sud per due lunghissimi anni  lavorando come artista e coltivando il progetto di realizzare la scultura di San Nicola, un simbolo di pace e fratellanza in Turchia, quella Terra, la sua, tanto amata e mai dimenticata, nonostante tutto.

Da circa 6 mesi, Mahmut, è ritornato in Turchia dove vive della sua arte iperrealista e orientalista impressionista, anche se, ancora, con molte difficoltà.

Nel suo vissuto, un centinaio di dipinti, un  campionario che presenta le varie facce dell’arte, il modo soggettivo di esprimerla con le tecniche più disparate e riserva piacevoli sorprese. 

Con Mahmut Kingir ci si immerge in un’atmosfera suggestiva e irreale dove egli dà  artista navigato gioca con le sue notevoli capacità tecniche e di sintesi, che vanno ad aggiungersi ad una particolare predisposizione nell’uso del colore.

La cultura e la musica della Turchia sono molto presenti nelle sue tele dove cerca di raccontare 
 un paese grande, con più culture e una storia stratificata. 

Ma non è facile essere artisti in Turchia.

Ci sono Restrizioni sempre in agguato.

Ma il suo lavoro, racconta Mahmut, è quello di interpretare la realtà e di esprimerla al meglio.