Iniziato il suo secondo mandato alla presidenza dell’Eurocommissione, Ursula von der Leyen ha iniziato subito a cercare i mezzi per il rafforzamento militare dell’Europa. In realtà andrebbe risolto il dilemma iniziale di impostazione. Effettuarlo nella cornice della NATO oppure organizzare direttamente le Forze armate europee?

L’ex Ministro della Difesa della cancelliera Merkel porta sempre come esempio il grande lavoro svolto finora nell’assistere l’Ucraina militarmente e finanziariamente: è questo il suo biglietto da visita per dimostrare come si possano raccogliere e indirizzare gli investimenti nella difesa comune dell’Unione Europea. E quando non basta il modello positivo, ci pensa il suo ex vicepresidente Josep Borrell, che negli ultimi mesi ha lanciato appelli a riarmarsi e slogan di avvertimento contro il grande nemico dell’est, la cui ombra si staglia minacciosa su tutto il continente. Insomma, col classico uomo nero voleva convincere governi e cittadini a finanziare i progetti bellici della UE.

L’altro uomo nero, evocato da tutti gli euroburocrati, sta oltreoceano ed è Donald Trump. Se tornasse alla Casa Bianca, sconvolgerebbe la NATO e di fatto lascerebbe da soli gli alleati europei. Probabilmente è vero, ma il tempo lo dimostrerà presto. Il fatto è che da qui a un anno il sostegno politici ai piani militari della nuova Commissione von der Leyen sarà probabilmente in calo. Non solo a Strasburgo gli eurodeputati di destra e di estrema sinistra hanno promesso battaglia su tutta la linea, ma sono in caduta libera gli amici tradizionali di Ursula, da Macron a Scholz.

Ognuno di loro ha i suoi problemi di consenso interno che difficilmente si risolveranno, perciò devono stare molto attenti a come gestiscono i rapporti con Bruxelles. E da Budapest, Amsterdam e Bratislava non arriveranno certo i sì automatici ad ogni sessione, anzi.