Dopo una notte di rabbia, Daniele, vent'anni, viene sottoposto ad un TSO e ci porta per mano all'interno di un reparto psichiatrico, nel quale con altri pazienti trascorre la settimana di trattamento obbligatorio.
Si racconta e racconta degli altri e, con lui, conosciamo Mario, Gianluca, Giorgio, Alessandro e Madonnina, pazienti della stessa camerata. E poi medici ed infermieri che li curano: un altro pezzo di umanità dolente che, per altre vicende e in altre dimensioni, accompagna nel dolore i pazienti psichiatrici.
Un romanzo avvincente che, come una spietata cronaca quotidiana, riporta e oggettivizza il dolore profondo del folle, ma anche il disagio per un lavoro ingrato, la solidarietà che nasce nello scalcagnato gruppo umano e le frustrazioni per un lavoro difficile.
Leggendo il romanzo, ci si ritrova proprio lì, dentro al reparto, tra medicheria e corridoio, letto e porta ... porta chiusa; e, proprio come Daniele, si attende con ansia il trascorrere dei giorni e l'arrivo del momento in cui si uscirà.
Un momento agognato che, però, non darà nè la gioia della libertà nè la speranza per il futuro; un momento condensato in una rassegnata affermazione: "Tutto mi chiede salvezza per i vivi e per i morti, salvezza per i pazzi di tutti i tempi ingoiati dai manicomi della storia!":