Questa la diretta della manifestazione nazionale per la pace promossa dalla coalizione Europe for Peace che si è tenuta sabato in Piazza San Giovanni a Roma. 

Tra coloro che hanno appoggiato la manifestazione, molte le organizzazioni dell'associazionismo cattolico e, pertanto, non poteva mancare l'appoggio della Cei. Questo il messaggio inviato ai presenti e letto dal palco dal cardinale arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana, Matteo Zuppi.

Cara amica e caro amico,sono contento che ti metti in marcia per la pace. Qualunque sia la tua età e condizione, permettimi di darti del “tu”. Le guerre iniziano sempre perché non si riesce più a parlarsi in modo amichevole tra le persone, come accadde ai fratelli di Giuseppe che provavano invidia verso uno di loro, Giuseppe, invece di gustare la gioia di averlo come fratello. Così Caino vide nel fratello Abele solo un nemico.Ti do del “tu” perché da fratelli siamo spaventati da un mondo sempre più violento e guerriero. Per questo non possiamo rimanere fermi. Alcuni diranno che manifestare è inutile, che ci sono problemi più grandi e spiegheranno che c'è sempre qualcosa di più decisivo da fare. Desidero dirti, chiunque tu sia – perché la pace è di tutti e ha bisogno di tutti – che invece è importante che tutti vedano quanto è grande la nostra voglia di pace. Poi ognuno farà i conti con se stesso. Noi non vogliamo la violenza e la guerra. E ricorda che manifesti anche per i tanti che non possono farlo. Pensa: ancora nel mondo ci sono posti in cui parlare di pace è reato e se si manifesta si viene arrestati! Grida la pace anche per loro!Quanti muoiono drammaticamente a causa della guerra. I morti non sono statistiche, ma persone. Non vogliamo abituarci alla guerra e a vedere immagini strazianti. E poi quanta violenza resta invisibile nelle tante guerre davvero dimenticate. Ecco, per questo chiediamo con tutta la forza di cui siamo capaci: “Aiuto! Stanno male! Stanno morendo! Facciamo qualcosa! Non c'è tempo da perdere perché il tempo significa altre morti!” Il dolore diventa un grido di pace.La pace mette in movimento. È un cammino. « E, per giunta, cammino in salita», sottolineava don Tonino Bello, che aggiungeva: «Occorre una rivoluzione di mentalità per capire che la pace non è un dato, ma una conquista. Non un bene di consumo, ma il prodotto di un impegno.Non un nastro di partenza, ma uno striscione di arrivo». Le strade della pace esistono davvero, perché il mondo non può vivere senza pace. Adesso sono nascoste, ma ci sono. Non aspettiamo una tragedia peggiore. Cerchiamo di percorrerle noi per primi, perché altri abbiamo il coraggio di farlo. Facciamo capire da che parte vogliamo stare e dove bisogna andare. E questo è importante perché nessuno dica che lo sapevamo, ma non abbiamo detto o fatto niente.Non sei un ingenuo. Non è realista chi scrolla le spalle e dice che tanto è tutto inutile. Noi vogliamo dire che la pace è possibile, indispensabile, perché è come l'aria per respirare. E in questi mesi ne manca tanta. È proprio vero che uccidere un uomo significa uccidere un mondo intero. E allora quanti mondi dobbiamo vedere uccisi per fermarci?«Quante volte devono volare le palle di cannone prima che siano bandite per sempre? ». «Quante orecchie deve avere un uomo prima che possa sentire la gente piangere?». «Quante morti ci vorranno finché non lo saprà che troppe persone sono morte? ». «Quando sarà che l'uomo potrà imparare a vivere senza ammazzare? ». Io, te e tanti non vogliamo lutti peggiori, forse definitivi per il mondo, prima di fermare queste guerre, quella dell'Ucraina e tutti gli altri pezzi dell'unica guerra mondiale. Le morti sono già troppe per non capire! E se continua, non sarà sempre peggio? Chi lotta per la pace è realista, anzi è il vero realista perché sa che non c'è futuro se non insieme.È la lezione che abbiamo imparato dalla pandemia. Non vogliamo dimenticarla. L'unica strada è quella di riscoprirci “Fratelli tutti”. Fai bene a non portare nessuna bandiera, solo te stesso: la pace raccoglie e accende tutti i colori. Chiedere pace non significa dimenticare che c'è un aggressore e un aggredito e quindi riconoscere una responsabilità precisa. Papa Francesco con tanta insistenza ha chiesto di fermare la guerra.Poco tempo fa ha detto: «Chiediamo al Presidente della Federazione Russa, di fermare, anche per amore del suo popolo, questa spirale di violenza e di morte e chiediamo al Presidente dell'Ucraina perché sia aperto a serie proposte di pace». Chiedi quindi la pace e con essa la giustizia. L'umanità ed il pianeta devono liberarsi dalla guerra. Chiediamo al Segretario Generale delle Nazioni Unite di convocare urgentemente una Conferenza Internazionale per la pace, per ristabilire il rispetto del diritto internazionale, per garantire la sicurezza reciproca e impegnare tutti gli Stati ad eliminare le armi nucleari, ridurre la spesa militare in favore di investimenti che combattano le povertà.E chiediamo all'Italia di ratificare il Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari non solo per impedire la logica del riarmo, ma perché siamo consapevoli che l'umanità può essere distrutta. Dio, il cui nome è sempre quello della pace, liberi i cuori dall'odio e ispiri scelte di pace, soprattutto in chi ha la responsabilità di quanto sta accadendo. Nulla è perduto con la pace. L'uomo di pace è sempre benedetto e diventa una benedizione per gli altri. Ti abbraccio fraternamente.

In conclusione della manifestazione, l'intervento del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, che spiega così le ragioni della manifestazione nazionale "Europe for peace":

"Bisogna fermare questa guerra. Non possiamo accettare che la guerra torni a essere lo strumento che regola i rapporti tra gli Stati e tra le nazioni. Questa guerra folle voluta da Putin sta determinando una situazione disastrosa. Non solo noi esprimiamo la nostra solidarietà al popolo ucraino e al suo diritto alla resistenza, ma vogliamo ribadire che non vogliamo che il conflitto diventi una guerra nucleare. Quindi è il momento di scendere in piazza e di chiedere a tutti gli Stati, a partire dall'Europa ma non solo, che si torni a discutere.Chiediamo che ci sia un cessate il fuoco, che si apra un negoziato e che si arrivi a una vera conferenza di pace come fu fatta nel 1973 ad Helsinki e come del resto il nostro presidente della Repubblica invoca da tempo. Condividiamo anche molto i messaggi lanciati da Papa Francesco.È ormai chiaro a tutti che fermare la guerra è anche un modo per tutelare le condizioni di vita e di lavoro delle persone: è sotto gli occhi di tutti che l'aumento dell'inflazione è frutto anche di questo conflitto. In gioco c'è pure una nuova politica energetica in Italia e nel mondo. Siccome le lavoratrici e i lavoratori sono quelli che, come è noto, quando c'è una guerra pagano, per noi è importante ribadire il concetto che la pace è l'unica condizione per affermare i diritti, per affermare la democrazia e la possibilità di cambiare un modello sociale ed economico che consideriamo sbagliato".

In precedenza, aveva parlato anche don Luigi Ciotti:

"Ci metto la faccia per dire da che parte siamo. È un ruolo che abbiamo tutti. Le istituzioni, invece sono in ritardo. Ma c’è anche una responsabilità di noi cittadini. Otto mesi sono troppi e allora dobbiamo raccogliere le nostre forze per chiedere la pace. Dobbiamo costruire percorsi di libertà per la gente. Non dimentichiamo che la politica è servizio per il bene comune. Se la politica non fa questo, non è politica, ma un’altra cosa. Manifestazioni come queste sono segni importanti che però devono graffiare le coscienze. Noi camminiamo nel nome della vita e dobbiamo salire sulle barricate in nome della vita è di quei diritti fondamentali traditi".