Il parlamento tedesco ha approvato oggi a larga maggioranza una mozione che definisce genocidio l'uccisione di un milione e mezzo di armeni da parte dell'impero turco ottomano un secolo fa. Un voto praticamente unanime (un contrario e un astenuto) che ha visto schierate dalla stessa parte forze di governo e di opposizione e che potrebbe mettere a dura prova le relazioni fra la Germania e la Turchia.

E' quanto ha dichiarato il primo ministro turco Binali Yildirim, che, però, ha aggiunto anche che quanto accaduto non comprometterà l'accodo raggiunto dall'Unione Europea con il suo paese in merito alla questione dei migranti.

L'uccisione degli armeni per mano dei turchi negli anni della prima guerra mondiale viene considerato dagli storici il primo vero genocidio del ventesimo secolo. Ma la Turchia sostiene che si trattò di vittime della guerra civile e di rivolte violente e che il numero dei morti fu molto inferiore.

La mozione approvata dal parlamento tedesco definisce la strage degli armeni un evento da annoverare fra le distruzioni di massa, le pulizie etniche, le espulsioni e i genocidi registrati nel corso della storia, pur riconoscendo l'unicità dell'olocausto nazista.

Nel testo si legge anche il rammarico per il fatto che la Germania, alleata dell'impero ottomano durante la prima guerra mondiale, non abbia fatto nulla per evitare quel crimine contro l'umanità.

Si invitano anche esplicitamente le autorità turche a riconoscere l'accaduto e a venire a patti con il passato, in modo da porre le basi per una riconciliazione con il popolo armeno.

Il ministro degli Esteri armeno, Edward Nalbandian, ha riconosciuto come la Germania abbia dato un valido contributo al riconoscimento e alla condanna da parte della comunità internazionale del genocidio degli armeni, ma anche alla lotta ed alla prevenzione dei genocidi e di tutti i crimini contro l'umanità.

Al momento della votazione non erano presenti in aula né il cancelliere tedesco Angela Merkel, ufficialmente presa da altri impegni, ma comunque dichiaratasi favorevole all'approvazione, né il ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier, impegnato in un viaggio ufficiale in America Latina.