La ministra degli Esteri francese, Nathalie Loiseau, ieri ha risposto all'appello lanciato da Luigi Di Maio ai gilet gialli. Non poteva essere altrimenti visto le violenze che, sopratutto a Parigi, hanno caratterizzato gli appuntamenti dei manifestanti.

La ministra, che ha premesso di non voler dare lezioni all'Italia, ha però decisamente invitato il poco avveduto Di Maio e l'altro suo collega Salvini a guardare in casa propria e ad occuparsi dei loro problemi.

Il vicepremier, da parte sua, invece di lasciar cadere la cosa ha risposto alla Loiseau, di essersi dimenticata «di quando il suo presidente, Macron, parlando del nostro governo ci aveva paragonato alla lebbra: "Li vedete crescere come una lebbra, un po’ ovunque in Europa, in Paesi in cui credevamo fosse impossibile vederli riapparire".»

È evidente che Di Maio o non sta bene o non riesce proprio a capire la differenza delle due situazioni. Lui sta promuovendo un movimento politico che fa della violenza la sua migliore arma di propaganda, se non l'unica. Distinguere i gilet gialli tra buoni e cattivi è pura ipocrisia, perché senza danneggiamenti, incendi e scontri con la Polizia, dei gilet gialli nessuno ne avrebbe più parlato da settimane.

Eppure Di Maio dice che è la Loiseau ad essere ipocrita: «Il popolo francese chiede il cambiamento e un maggiore ascolto delle loro esigenze. Non posso non condividere questi desideri, né penso di dire nulla di offensivo verso i cittadini francesi. E’ chiaro che qualcosa deve cambiare. Come ad esempio è ora di smettere di impoverire l’Africa con politiche colonialiste, che causano ondate migratorie verso l’Europa e che l’Italia si è trovata più volte a dover affrontare da sola.»

Non c'è niente da fare. Per questi Gian Burrasca della politica sembra che sia necessario solo parlare male di cosa fanno o hanno fatto gli altri sia in Italia che all'estero, promuovendo una continua e infinita campagna elettorale, in modo da evitare che i loro sostenitori guardino al presente, valutino quello che Lega e 5 Stelle stanno realmente facendo e si accorgano che non corrisponde alle promesse fatte.

E visti i risultati finora prodotti, c'è da credere che la campagna elettorale perenne, contro tutto e tutti, mai terminata dopo il 4 marzo, proseguirà anche dopo le europee. Ma la stessa minestra, come si sa, finisce sempre per annoiare.