Giovedì mattina, il ministro per i Beni e le attività culturali e per il Turismo, Dario Franceschini, sul proprio account Twitter ha ribadito quanto già il suo collega al ministero della Salute, Roberto Speranza, aveva ribadito ieri:

"Il Teatro Ariston di Sanremo è un teatro come tutti gli altri e quindi, come ha chiarito ieri il ministro Roberto Speranza, il pubblico, pagante, gratuito o di figuranti, potrà tornare solo quando le norme lo consentiranno per tutti i teatri e cinema. Speriamo il prima possibile".

Una dichiarazione lapalissiana che però, secondo alcune fonti stampa, avrebbe lasciato sconcertato il conduttore del Festival, Amadeus, che per tale motivo avrebbe minacciato di ritirarsi dall'incarico.

Al di là che realmente il conduttore abbia o meno minacciato di andarsene se non gli venissero concessi neppure dei figuranti ad applaudire i cantanti in gara, due le considerazioni da fare.

La prima riguarda il fatto che la manifestazione si svolgerà dal 2 al 6 marzo e per quella data, con una pandemia in atto, nessuno può esser certo di cosa potrà accadere: le attuali regole potrebbero essere riviste o persino ritirate (del tutto o in parte), o addirittura potrebbero essere applicate ulteriori restrizioni.

La seconda riguarda le dichiarazioni di Speranza e Franceschini. Vivaddio che una volta tanto due rappresentanti delle istituzioni dicano che le regole sono uguali per tutti, sia per Sanremo che per il meno seguito spettacolo mai prodotto in Italia messo in scena nel più scalcinato teatro della Repubblica.

Una volta tanto che dei ministri fanno i ministri dovremmo lamentarci?